La prima fase della spending review, che dovrebbe essere lanciata dal Consiglio dei ministri la prossima settimana, potrebbe contenere, oltre ai tagli sull’acquisto di beni e servizi, l’accorpamento delle Province e la razionalizzazione degli uffici di governo, anche una stretta sul pubblico impiego. Si conferma che il governo punterebbe a dare attuazione alla norma varata dall’esecutivo Berlusconi lo scorso agosto, che prevede la Cassa integrazione guadagni anche per i dipendenti pubblici. Ieri l’ipotesi sulla quale sta lavorando il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, e che preoccupa non poco i sindacati del settore, è stata al centro di un confronto tecnico al ministero dell’Economia, dall’esito interlocutorio.
I funzionari di Patroni Griffi, assieme a quelli del vice-ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, e della Ragioneria generale dello Stato, hanno cominciato a fare delle simulazioni più approfondite per valutare i possibili risparmi. Tra i tagli alla spesa per le forniture di beni e servizi, accorpamenti di uffici, e quelli allo studio sul pubblico impiego, l’obiettivo del governo è quello di risparmiare almeno 5 miliardi di euro nella seconda metà del 2012, che ne valgono 10 sull’intero 2013: servirebbero a mitigare il già previsto aumento dell’Iva e fornire risorse per la ricostruzione post-terremoto in Emilia.
Anche se il conto potrebbe salire, visto che secondo alcune indiscrezioni, resterebbero «scoperte» alcune spese indifferibili, per le quali servirebbero tra 1,5 e 2 miliardi ulteriori. Per il pubblico impiego l’ipotesi di una riduzione della spesa passa per il taglio delle piante organiche, che il governo intenderebbe realizzare sia con la mobilità, ottimizzando la dislocazione del personale, che con la Cassa integrazione. Il decreto del governo Berlusconi prevede, per i dipendenti in esubero che non possono essere impiegati in altre sedi o mansioni la «messa in disponibilità», con un assegno pari all’80% dello stipendio per due anni. L’intervento potrebbe riguardare i dipendenti pubblici che hanno oltre 60 annidi età e che al termine dei due anni di Cig maturerebbero i requisiti per l’accesso alla pensione secondo i parametri della riforma Fornero.
L’ipotesi non piace ai sindacati che hanno subito chiesto un incontro al ministro Patroni Griffi. «Così si contraddice l’intesa raggiunta con il governo e gli enti locali, che consente di affrontare la riorganizzazione della pubblica amministrazione senza strappi» hanno detto i segretari dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Incontro che potrebbe tenersi già questa settimana: per le vie brevi il governo si è già detto disponibile, e occorre valutare solo se avviare un confronto collegiale o con il solo ministro interessato. Oggi, intanto, il lavoro sulla spending review proseguirà con un incontro tra il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, lo stesso Patroni Griffi e l’Unione delle province.
Il piano dell’esecutivo è quello di accorparle secondo un ambito ottimale, valutato tra i 300 e i 350 mila abitanti. Cancellieri, che anche ieri ha sottolineato come i tagli non riguarderanno in alcun caso il comparto della sicurezza, dovrebbe fare il punto anche sull’accorpamento degli uffici di governo sul territorio, dalle Prefetture, alle Questure, alle Sovrintendenze. Difficilmente il piano dei tagli prenderà corpo questa settimana. Molto più probabile l’approvazione all’inizio della prossima settimana, alla vigilia del Consiglio Europeo del 28 giugno al quale il premier Mario Monti vuole presentarsi con le prime decisioni prese.
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Corriere della Sera – 19 giugno 2012