È martedì 10 gennaio la data ufficiale di avvio dei tavoli tecnici che dovranno condurre al nuovo contratto del pubblico impiego. La convocazione dei sindacati all’Aran riguarda un aspetto particolare, anche se parecchio sentito dai sindacati, cioè l’accordo quadro per la redistribuzione di distacchi e permessi alla luce della nuova geografia del pubblico impiego diviso in quattro comparti invece dei vecchi 11. Il passaggio, e qui sta il punto, è preliminare all’avvio delle trattative sul terreno centrale dei contratti, che dovranno tradurre in pratica i principi normativi ed economici fissati nell’intesa del 30 novembre scorso. Quello sulle prerogative sindacali rappresenta infatti l’ultimo tassello per riordinare la struttura della Pa, che con il passaggio da 11 a 4 comparti imposto fin dal 2009 dalla riforma Brunetta, ma tenuto a lungo nel cassetto negli anni del congelamento contrattuale, ha visto modificarsi anche la platea dei sindacati «rappresentativi».
Le novità riguardano soprattutto il comparto della Pa centrale, che riunisce ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici, e quello della «conoscenza» che abbraccia scuola, università ed enti di ricerca. Sostanzialmente invariati rimangono invece regioni ed enti locali e sanità.
Dove i comparti hanno modificato profondamente i propri confini, i sindacati di settore hanno dovuto siglare alleanze per superare anche nel nuovo scenario la soglia della rappresentatività (5% medio di voti e deleghe) che permette di sedersi ai tavoli per le trattative e per la distribuzione di permessi e distacchi. Proprio questi ultimi saranno al centro dell’accordo quadro, e offriranno la prima “esercitazione” sul compito complicato di armonizzare i numeri alla nuova realtà contrattuale: l’obiettivo si rivelerà assai più difficile nella seconda fase, quando si tratterà di far dialogare fra loro le cifre dei tabellari delle varie aree oggi fuse nei nuovi comparti.
Intanto, sempre in fatto di pubblico impiego, va segnalato il fatto che la Funzione pubblica ha sbloccato le assunzioni degli enti locali anche nella regione Umbria, dopo il via libera quasi generalizzato della settimana scorsa (si veda Il Sole 24 Ore del 14 dicembre) visto il completamento delle ricollocazioni degli esuberi provinciali. A questo punto, lo stop alle assunzioni (ma non alla mobilità) rimane solo in Liguria, ma è destinato anche lì a terminare a breve.
Il Sole 24 Ore – 21 dicembre 2016