Tra questi spicca Alberto Mantovani (sesto posto assoluto in classifica) e poi ecco Alberto Zanchetti, Giuseppe Manca, Antonio Colombo, Giuseppe Remuzzi e Vincenzo Di Marzo. Ma italiani, anche se da tempo residenti e operativi all’estero, sono anche due big mondiali, Carlo Maria Croce e Napoleone Ferrara, rispettivamente al secondo e quarto posto della classifica assoluta
Sei scienziati italiani, che continuano a fare ricerca nel nostro Paese, figurano nella prestigiosa ‘top 400’ della ricerca medica mondiale. L’annuncio, viene dalle pagine di European Journal of Clinical Investigation,che ha pubblicato questa classifica dei ‘cervelli’, basandosi su indici bibliometrici applicati a ‘Scopus’, il più ampio database di abstract e citazioni di letteratura scientifica peer reviewed.
Questa gigantesca banca dati comprende oltre 21 mila titoli (tra i quali, 20.000 riviste peer reviewed) appartenenti ad oltre 5.000 editori internazionali e 5,5 milioni di lavori congressuali. Contiene 50 milioni di voci (29 milioni di voci – l’84% delle quali abstract – da oggi al 1995; altre 21 milioni di voci di era pre-1996, risalenti indietro fino al 1823). In questo mare magnum della conoscenza scientifica mondiale sono presenti oltre 15 milioni di autori.
John P.A. Ioannidis della Stanford University School of Medicine (California) e colleghi hanno pubblicato su European Journal of Clinical Investigation una ricerca che ha preso in esame la lista degli autori che dal 1996 al 2011 hanno ottenuto un h-index maggiore di 20, contandone circa 150.000, circa l’1% del totale. All’interno di questa moltitudine di cervelli, gli autori hanno operato un’ulteriore scrematura, selezionando 532 nomi, appartenenti alla ‘top 400’ di quelli in assoluto più citati da altri lavori (> 25.142 citazioni) o alla ‘top 400’ di quelli con il più alto h-index (un vertiginoso > 76); infine Ioannidis ha selezionato i ricercatori da includere nella ‘top 400’ assoluta, basata sulla combinazione dell’indice di citazione e dell’h-index.
Lo scettro della ricerca mondiale spetta all’immenso Eugene Braunwald, il cardiologo più famoso di tutti i tempi, autore delle più importanti ricerche sulla cardiopatia ischemica e sullo scompenso cardiaco; praticamente l’uomo che ha maggiormente improntato il progresso medico in ambito cardiologico, nella seconda metà del secolo scorso.
Ma l’Italia non sta a guardare. Il secondo e il quarto posto assoluti sono occupati da due ‘cervelli’ italiani, purtroppo fuggiti negli Usa, i grandissimi Carlo Maria Croce e Napoleone Ferrara, entrambi in odore di Nobel, preziosi come quadri di Leonardo, per sempre persi dall’Italia. Ma per fortuna per leggere e imparare dalle loro ricerche, non è necessario mettersi in fila al Louvre. Il web ce li rende vicini.
E anche la ricerca italiana ‘in patria’ è molto ben rappresentata in questa lista d’onore, con 6 scienziati tra i primi 400 del mondo. Alberto Mantovani, immunologo di chiara fama e direttore scientifico dell’Istituto Clinico ‘Humanitas’ di Rozzano (Milano), che occupa addirittura il sesto posto assoluto della top 400; Alberto Zanchetti e Giuseppe Mancia, padri mondiali della ricerca sull’ipertensione e opinion leader indiscussi del settore; Antonio Colombo del San Raffaele di Milano, cardiologo interventista tra i più famosi del mondo; Giuseppe Remuzzi, celeberrimo nefrologo direttore del Dipartimento di Medicina e dei Trapianti dell’Azienda Ospedaliera ‘Papa Giovanni XXIII’ di Bergamo e coordinatore delle Ricerche presso l’Istituto Mario Negri di Bergamo; Vincenzo Di Marzo, esperto di fama mondiale nel sistema degli endocannabinoidi e direttore di Ricerca presso l’Istituto di Chimica Biomolecolare del CNR di Pozzuoli.
Lungi dall’essere un mero esercizio di bibliometria, il roster dei cervelli mondiali verrà utilizzato dagli autori dello studio per svolgere ricerche e sondaggi in merito a varie questioni, tipo ‘quali caratteri di un lavoro scientifico ne definiscono il maggior impatto’, ma anche questioni relative alla sponsorizzazione delle ricerche, alla condotta e alla pubblicazione delle ricerche stesse.
Questa lista d’onore potrà essere utilizzata come un ‘Linkedin’ degli scienziati al top, con endorsement di elevatissimo livello, per individuare candidati alle posizioni di revisore, di consigliere e dirigenziali.
Ma forse, la ricaduta più importante sarà quella di indirizzare i flussi dei fondi per la ricerca verso lidi sicuri, con serie garanzie di value for money. E l’Italia si presenta con tutte le carte in regola.
Maria Rita Montebelli – Quotidiano Sanità – 29 gennaio 2014