Stretta sui conti delle pubbliche amministrazioni insolventi. Se gli enti ancora in debito con soggetti esterni ritardano i pagamenti oltre il sessantesimo giorno, verranno chiuse le assunzioni fino a che non verrà saldato il dovuto.
E’ quanto prevede il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri di mercoledì pomeriggio, quello, per intenderci, in cui il premier Matteo Renzi ha presentato il piano per rilanciare la ripresa, con il Jobs Act e piano casa.
Dalla norma, comunque, saranno esclusi gli enti appartenenti al Ssn. Secondo la piattaforma messa in piedi dal governo, i debiti ancora insoluti da parte degli enti pubblici verranno costantemente monitorati, mediante comunicazioni regolari ogni due settimane da parte delle pubbliche amministrazioni sulle prestazioni non pagate. il ritardo nei pagamenti, oltre al blocco delle assunzioni nell’ente responsabile, farà scattare anche sanzioni di tipo disciplinare per i dirigenti responsabili dell’erogazione.
Eccezione saranno le Regioni, le quali saranno sottoposte a un regime più lento, avendo la possibilità di rimodellare il proprio debito accumulato riducendo la rata annua fino a circa 164 milioni ogni anno.
Ecco, in dettaglio, la scheda del governo:
Adeguare i tempi di pagamento delle PPAA
Nelle more dell’avvio della fatturazione elettronica, i creditori e le amministrazioni comunicheranno i dati relativi alle fatture tramite la piattaforma elettronica per la gestione telematica del rilascio delle certificazioni, consentendo allo Stato il monitoraggio del ciclo passivo delle PA. Tra gli obblighi per le amministrazioni: registrazione delle fatture pervenute; prospetto con l’importo pagato in ritardo nell’anno, da allegare al bilancio; incentivo legato agli obiettivi di finanza pubblica per chi rispetta i tempi di pagamento; sanzione (divieto di assunzione) per chi non rispetta i tempi di pagamento; certificazione del credito con risposta (pagare, certificare o rigettare) entro 30 giorni. Le fatture inviate in formato elettronico verranno poi instradate sulla piattaforma, senza ulteriori oneri per le imprese.
Favorire la cessione dei crediti delle pubbliche amministrazioni
Lo Stato offre una garanzia sui debiti di parte corrente delle Pubbliche amministrazioni al momento della cessione agli intermediari finanziarie. In particolare, i soggetti creditori possono cedere pro-soluto il credito certificato e assistito dalla garanzia dello Stato ad una banca o ad un intermediario finanziario, anche sulla base di apposite convenzioni quadro. Per i crediti assistiti dalla suddetta garanzia dello Stato non possono essere richiesti sconti superiori alla misura massima che sarà determinata con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze. La pubblica amministrazione debitrice diversa dallo Stato può chiedere, in caso di temporanee carenze di liquidità, una ridefinizione dei termini e delle condizioni di pagamento dei debiti, per una durata massima di 5 anni, rilasciando, a garanzia dell’operazione, delegazione di pagamento. La Cassa depositi e prestiti S.p.A, nonché istituzioni finanziarie dell’Unione Europea e internazionali, possono acquisire, dalle banche e dagli intermediari finanziari, sulla base di una convenzione quadro con l’Associazione Bancaria Italiana, i crediti assistiti dalla garanzia dello Stato, anche al fine di effettuare operazioni di ridefinizione dei termini e delle condizioni di pagamento dei relativi debiti, per una durata massima di 15 anni. L’intervento della Cassa depositi e prestiti S.p.A. può essere effettuato nei limiti di una dotazione finanziaria stabilita dalla Cassa depositi e prestiti S.p.A. medesima.
Accelerare i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni
Al fine di favorire il pagamento dello stock di debiti accumulato, si intende, infine:
concedere ulteriori anticipazioni di liquidità agli enti territoriali mediante un incremento del Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili istituito dal decreto-legge n. 35 del 2013, consentendo il pagamento da parte delle Regioni e degli enti locali di debiti certi, liquidi ed esigibili maturati alla data del 31 dicembre 2013, sia di parte corrente che di parte capitale;
allentare i vincoli del patto di stabilità interno delle Regioni e degli enti locali al fine di consentire il pagamenti di debiti di parte capitale al 31 dicembre 2013;
destinare un fondo specifico per il finanziamento dei debiti degli enti locali nei confronti delle proprie società partecipate, con lo scopo di ridurre i debiti commerciali delle società partecipate stesse.
rifinanziare il fondo per il ripiano dei debiti dei Ministeri.
Debiti p.a., stop alle assunzioni se i pagamenti sono in ritardo
Collaboratori compresi ma non il personale del Ssn. Tempi più lunghi per le Regioni. Lo prevede una bozza di disegno di legge che sta circolando da ieri.
Le pubbliche amministrazioni che registrano ritardi nel pagamento dei debiti superiori a 60 giorni nel 2014 e 30 giorni dal 2015, non potranno procedere “ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale”, compresi i collaboratori. Sono esclusi gli enti del Servizio sanitario nazionale. Lo si legge in una bozza del d.d.l. sui debiti p.a.
Obbligo comunicazione mensile per gli enti – La bozza prevede che i debiti con le imprese saranno attentamente monitorati “in modo continuo e sistematico” attraverso una piattaforma telematica, dove le p.a. dovranno comunicare, entro il 15 di ogni mese, le informazioni sui debiti non estinti. La mancata comunicazione comporterà la responsabilità dirigenziale e disciplinata dei manager pubblici.
Compensazione con le cartelle esattoriali – E intanto si allarga la platea dei crediti che le imprese vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni e che possono essere compensati con le somme dovute per cartelle esattoriali. Il disegno di legge sui debiti proroga infatti al 30 settembre (dal 31 dicembre 2012) il termine entro cui devono essere notificate le cartelle oggetto della compensazione.
Scadenze più lunghe per le Regioni – Le Regioni avranno la possibilità di ristrutturare il loro debito allungando le scadenze fino a trent’anni, con una riduzione della rata annua di circa 164 milioni l’anno, sempre secondo la bozza del ddl, che applica così agli enti locali norme già sperimentate in passato per le famiglie.