«Tendenzialmente il giudizio è positivo, anche se non mancano le preoccupazioni per lo più legate al ruolo e alle competenze delle singole categorie, alcune delle quali temono di non essere adeguatamente valorizzate».
Leonardo Padrin (Pdl), presidente della commissione Sanità del Consiglio veneto, tira le somme di quattro giornate di audizioni non-stop sulla bozza di nuovo piano sociosanitario regionale che, a 17 anni da quello vigente, dovrà ridisegnare assetto e funzioni del sistema sanitario veneto almeno per il prossimo decennio. “Abbiano ascoltato oltre un centinaio di interlocutori, tra enti, associazioni, società scientifiche, collegi professionali, rappresentanti territoriali e raccolto una mole gigantesca di documentazione. Ora dovremo riordinare tutte le sollecitazioni raccolte e, tra una decina di giorni, la commissione entrerà nel merito del piano, iniziando a discuterne modifiche, integrazioni e aggiustamenti”. Il documento licenziato dalla Giunta nel luglio scorso ha raccolto consensi e apprezzamenti, soprattutto là dove va a riorganizzare la rete ospedaliere in tre livelli (la rete territoriali, gli ospedali dei comuni capoluogo e i centri di eccellenza di Padova e di Verona), ma le consultazioni hanno anche messo nero su bianco una serie di appunti e di richieste di modifica. “Abbiamo colto soprattutto – riassume Padrin – il desiderio di maggior coinvolgimento e di crescita professionale di alcune professioni non mediche, dagli infermieri ai tecnici di laboratorio, dai logopedisti agli psicologi”. Anche sulla riorganizzazione della rete ospedaliere non mancano le indicazioni di ‘aggiustamento’: “Le richieste più ricorrenti da parte di medici, operatori, sindaci e rappresentanti del territorio – dichiara il presidente della commissione – sono state quelle di semplificare la rete degli ospedali e di potenziare invece le strutture territoriali”. Infine il problema risorse, rimasto sottotraccia ma comunque sempre presente nelle valutazioni di chi sinora ha approfondito i contenuti del documento: “Siamo a un punto critico, un vero e proprio snodo – spiega Padrin – solo se riusciremo a riformare al più presto il sistema sanitario della nostra regione riusciremo a trovare più risorse per poter garantire migliori servizi e più eccellenza. Non dimentichiamo che la libera concorrenza in sanità è dietro l’angolo: dal 2013 i nostri cittadini potranno andare a farsi curare in qualsiasi paese d’Europa e viceversa. O noi riusciamo a garantire eccellenza e attrattività alla sanità veneta, oppure non riusciremo più a permetterci un sistema sanitario sostenibile”.
(Arv) Venezia 27 settembre 2011