Sono pubblicati i risultati dell’ultimo audit condotto dalla DgSante in Italia per valutare le misure di controllo della Peste Suina Africana. L’audit si è svolto dal 15 al 27 giugno 2023, a distanza di circa un anno e mezzo dalla comparsa della malattia in Italia. Il report, pubblicato il 22 aprile scorso, è accompagnato dai riscontri forniti dall’autorità nazionale a dicembre del 2023.
In Italia, le azioni di riduzione della popolazione dei cinghiali “non sono state sufficientemente efficaci” a causa di ritardi e difficoltà nei programmi regionali di eradicazione. “Ciò ha portato ad una graduale estensione della zona infetta dall’inizio dell’epidemia”. Nel suo report, la Direzione Generale (DgSante) per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione Europea conclude che la creazione della figura di un Commissario Straordinario a livello nazionale è stata una misura volta migliorare le misure e il coordinamento con le Regioni.
Complessivamente, dalla comparsa della malattia (gennaio 2022) le autorità veterinarie italiane “sono complessivamente riuscite in larga misura a tenere lontana la malattia dagli allevamenti di suini grazie ad un sistema aggiornato e accurato di registrazione degli allevamenti suinicoli (database)”. La DgSante parla anche di “misure efficaci per rafforzare la biosicurezza, sia negli allevamenti suinicoli che durante la caccia” nonostante le misure di biosicurezza – di adozione recente rispetto all’audit- non avessero ancora pienamente dispiegato i loro effetti.
L’audit promuove i Servizi Veterinari italiani in fatto di adeguatezza e di capacità ad affrontare la sfida della PSA. Il depopolamento dei suini nelle zone infette è stato rapido. Meno idoneo, invece, il sistema delle deroghe nel garantire che al di fuori delle zone di restrizione non vi sia stata circolazione di suini o i prodotti suinicoli. Anche la rete dei laboratori ha dato un supporto importante ai programmi di controllo della PSA.
Al contrario, le autorità regionali “non sono riuscite ad attuare adeguatamente il piano d’azione nazionale con l’obiettivo di ridurre il numero di suini selvatici”. La notevole popolazione di cinghiali- osserva la DgSante- “mina gli sforzi delle autorità e dei cacciatori per rallentare la diffusione dell’infezione”. Inoltre, lo sforzo delle autorità di confinare la popolazione di suini selvatici infetti e di limitare il loro contatto con soggetti sani nelle aree adiacenti (recinzione delle zone infette) “non ha avuto successo”. Gli audit dell’autorità centrale sulle regioni, pur svolti, si focalizzano più sulle procedure che sulle attività operative, così mancando di dare piena garanzia che i controlli ufficiali ottengano il pieno rispetto delle normative di sanità animale.
Raccomandazioni DgSante e riscontro dell’AC
Il rapporto contiene una serie di raccomandazioni per le autorità veterinarie, per affrontare le carenze individuate in corso di audit.
La DgSante chiede alle autorità competenti italiane di assicurare che i controlli ufficiali sulla biosicurezza negli allevamenti suinicoli vengano effettuati con una frequenza adeguata e anche di garantire che i requisiti per le deroghe alle movimentazioni di suini detenuti in zone di restrizione (I, II e III) corrispondano ai requisiti previsti dall’Allegato III del Regolamento (EU) 2023/594.
Si raccomanda, inoltre, che il divieto di movimentare carni e prodotti suinicoli, ottenuti da animali detenuti nelle zone di restrizione II e III, sia conforme all’articolo 12 del regolamento 594 e che le deroghe siano concesse nel pieno rispetto dell’articolo 14 del meesimo regolamento (EU) 2023/594. Il report raccomanda di controllare, anche attraverso degli audit, la corretta gestione delle deroghe alle movimentazioni, intervenendo con eventuali correttivi in caso di ritardi nel testare le carcasse di cinghiale.
Le osservazioni della DgSante riguardano anche il campionamento dei test PSA nell’ambito della sorveglianza passiva nelle aziende suinicole familiari.
Infine, la raccomandazione finale è che i laboratori regionali degli IZS che eseguono i test per PSA siano accreditati per i metodi di prova utilizzati: spetta alle autorità competenti assicurare l’accreditamento, come richiesto dal Regolamento (UE) 2017/625.
La risposta dell’Italia
La DgSante pubblica i riscontri forniti dall’autorità nazionale a dicembre del 2023, cher rispondono punto su punto le raccomandazioni degli ispettori europei.