Allerta rosso per la Psa nel parmense dopo il ritrovamento di una nuova carcassa di cinghiale infetta (dopo i ripetuti allarmi lanciati nelle regioni più vocate, vedi qui) che potrebbe rappresentare una minaccia all’export di prosciutti. il primo caso di ritrovamento di cinghiale morto risultato positivo al virus risale al 29 gennaio scorso.
Eravamo seduti su una bomba nucleare. Lo sapevano tutti ma si è fatto poco o nulla. Oggi la bomba è scoppiata fra Fornovo e Varano, provincia di Parma, dove è stata ritrovata la carcassa di un cinghiale affetto da peste suina africana.
Siamo dunque nel regno del prosciutto di Parma e dei vari salumi associati. Una catastrofe annunciata che proietta Langhirano, e i suoi stabilimenti, all’interno di una zona con un altissimo indice di rischio. Ed è il preludio al blocco delle importazioni da parte di molti Paesi. Il Canada in primis. Seguiranno anche gli Stati Uniti? Difficile fare previsioni.
Tutto è nelle mani della Commissione europea. Una riunione è già stata programmata per domani. Parteciperanno rappresentanti della regione Emilia Romagna e le aziende interessate. Sentiremo le proposte ma soprattutto quali linee guida verranno adottate. Si potranno macellare maiali provenienti dalle zone a rischio? Si potranno affettare prosciutti provenienti dalle stesse zone? Ma soprattutto, quale sarà il destino del prosciutto crudo di Parma? Con l’eventuale blocco delle esportazioni, i prezzi potrebbero crollare per l’eccedenza del prodotto. Ma come si è arrivati a questa situazione? Appaiono evidenti le responsabilità delle istituzioni e del commissario governativo.
«Lo diciamo da due anni, senza un intervento deciso la Peste suina africana (Psa) sarebbe arrivata a Parma col rischio di quarantena. La politica non ci ha ascoltato. Ieri è arrivata l’ufficialità, c’è una carcassa di cinghiale positivo a Fornovo (Pr). Oggi è convocata una riunione d’urgenza a Bruxelles, l’esito darà le linee guida». Così Elio Martinelli, presidente di Assosuini, ha commentato il rinvenimento della carcassa di cinghiale morto per Psa nel parmense, molto vicino agli stabilimenti del Prosciutto di Parma Dop.
Il rischio di un divieto alla macellazione
A rischio un settore strategico della salumeria nazionale e l’exporto di prosciuti. «Il rischio è quello di veder prendere – ha aggiunto Martinelli – provvedimenti draconiani. tra cui potrebbe esserci il divieto di macellazione. Sarebbe l’inizio della fine. A questo punto il Governo deve esercitare il massimo della pressione per salvare l’export. Dobbiamo distinguere nettamente tra selvatico infetto e allevamento: un allevamento controllato e senza casi non va chiuso. E senza allevamenti chiusi non devono scattare blocchi all’export».
Necessario il depopolamento dei cinghiali
«Ma soprattutto si deve intervenire – ha sottolineato Martinelli – con gli abbattimenti di massa dei cinghiali infetti. Il tempo delle mezze misure e dei favori all’ideologia ambientalista è finito: decida Giorgia Meloni se prendersi la responsabilità del crollo della filiera dei prosciutti.”