Dovranno mantenerli gli italiani i cani randagi che gli animalisti “salveranno” dalla Romania? Che il Parlamento Rumeno abbia approvato la legge che consente di porre fine, con l’eutanasia, alle sofferenze dei cani randagi che non trovino degna sistemazione entro trenta giorni dalla cattura, lo abbiamo letto nei giorni scorsi.
Non si e’ parlato molto, pero’, del concreto rischio che un buon numero di quei cani, direttamente o indirettamente, potrebbe finire col pesare sulle tasche degli Italiani.
Su questo aspetto, a distrarre gli Italiani, che gia’ spendono un sacco di soldi per “far gestire” i cani randagi in Italia (tutti gli Italiani, non solo quelli che possiedono un cane per scelta), ci hanno pensato come al solito gli animalisti, con le loro solite grida di indignazione e i loro soliti appelli disperati ben supportati da una potente macchina mediatica.
Alcuni sono gia’ partiti con le raccolte di firme (e di soldi, ovviamente!), altri si sono gia’ inventati uno specifico “pacchetto regalo” che costa dai 20 ai 70 euro per Natale, tanti si stanno gia’ mobilitando per portare quei cani, che i Rumeni evidentemente non vogliono piu’, qui in Italia.
In Italia sono i Cittadini tutti, anche quelli che ne farebbero volentieri a meno, che finanziano con le loro tasse il mantenimento dei cani nei canili convenzionati, catture, programmi di prevenzione, programmi di educazione zoofila, ecc., ecc., ecc.
E bene che vada, che ogni cane importato dalla Romania (ma sarebbe uguale se venisse dalla Spagna o da qualsiasi altro Paese) trovasse gia’ una famiglia ad adottarlo, quella famiglia non adotterebbe piu’ un cane randagio italiano e sarebbe quindi quest’ultimo a rimanere “condannato all’ergastolo” sul groppone della Collettivita’.
Ma come? Agli animalisti, pronti ad urlare che un cane comprato “ruba il posto” ad uno del canile, non frega nulla se lo stesso cane “muore solo e abbandonato” in canile, quando il posto glielo “ruba” un cane rumeno?!…
Sembra proprio di si’! Forse la differenza sta nel fatto che non sono loro (ancora, se andiamo avanti cosi’) ad avere in mano il mercato del cane di razza.
Un po’ come quando denunciano un presunto business legato all’eutanasia dei cani. Forse perche’ oggi come oggi, mentre riescono bene nei business legati al mantenimento in galera a vita dei randagi, uscendone pure come “eroi” agli occhi di molti, riuscirebbe loro difficile giustificarsi dal punto di vista etico, per entrare in quello (ammesso che esista) dell’eutanasia.
Le cose pero’ potrebbero anche cambiare: per le famose vacche a terra, ad esempio, per le quali non esistono i “vacchili” da dar loro in gestione per mungere soldi pubblici, l’eutanasia e’ gia’ diventata “tutelare il benessere animale”…
Si e’ letto che in Romania, sia stato il caso di una donna morta quest’anno in seguito all’aggressione di un branco di cani, ad aver segnato una svolta nel dibattito tra i favorevoli e i contrari al provvedimento. Qui in Italia, quante persone innocenti dovranno ancora morire, essere ferite o sfigurate, prima che si decida di voler effettivamente “risolvere” il problema?!… Quanti soldi dovranno ancora tirar fuori gli Italiani per la “gestione animalista” del randagismo?!…”
Federfauna.org – 25 novembre 2011