Il Corriere del Veneto. «E’ stata dura. Una battaglia durata mesi. Ma alla fine vinta, siamo contenti». Parole di Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao Assomed, sigla degli ospedalieri che ieri, insieme agli altri sindacati di medici e comparto, è riuscita a strappare all’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, al direttore generale di area, Domenico Mantoan, e al direttore delle risorse strumentali, Claudio Costa, la firma su un protocollo d’intesa che prevede l’aumento degli stipendi del personale. Il primo punto dell’accordo, successivo all’incontro tra le parti del 29 maggio in prefettura a Venezia e alla conseguente sospensione dello stato di agitazione indetto dalla categoria, recita: «Al fine di favorire un miglioramento dei servizi e fornire alle aziende sanitarie strumenti per il conseguimento dei più elevati livelli di efficienza…, la giunta regionale promuove la sottoscrizione di accordi con le organizzazioni sindacali per destinare specifiche risorse aggiuntive a integrazione dello stipendio del personale dipendente del Servizio sanitario regionale, a incentivo e valorizzazione della professionalità».
Sempre nell’ottica di non farsi scappare i medici, visto che già ne mancano 1300, e di coprire anche le zone meno ambite, i rappresentanti di Palazzo Balbi hanno accolto pure la richiesta di pagare di più i professionisti dislocati nelle stesse. «La giunta può destinare specifiche risorse aggiuntive regionali al personale in servizio presso sedi particolarmente disagiate». Il denaro necessario a tutti gli aumenti potrò essere pescato dai 130 milioni di risparmi accumulati da Azienda Zero, il «cervello» della sanità veneta. «L’entità degli incentivi e le forme in cui inquadrarle, per esempio produttività o scatti di carriera, saranno oggetto di contrattazione sindacale — spiega Daniele Giordano, segretario generale della Cgil Veneto Funzione pubblica —. Elaboreremo linee guida valide per tutte le aziende sanitarie». Alle quali seguirà, probabilmente per fine anno, una delibera della giunta Zaia, quindi le buste paga dovrebbero farsi più pesanti dal primo gennaio 2020.
Quanto alla carenza d’organico, il tavolo permanente di consultazione deciso dalle parti analizzerà il reale fabbisogno in tutte le 12 aziende sanitarie, per poi «adeguarlo alle effettive esigenze dei servizi nel più breve tempo possibile», stabilizzando i precari, ricorrendo alle graduatorie e, attraverso Azienda Zero, lanciando nuovi concorsi. Non è finita. «Dal primo gennaio scorso, la Regione può controllare telematicamente tutte le assunzioni richieste dai direttori generali, autorizzate dalla Commissione per gli Investimenti tecnologici e in Edilizia e in realtà mai messe a bando dagli stessi manager, che così hanno fatto quadrare i bilanci — rivela Benazzato —. Ora dovranno risponderne: sono inadempienti rispetto alla legge che impone loro di garantire il fabbisogno minimo di personale». Giusto per capire di cosa si tratta: il dg dell’Usl 9 Scaligera, Pietro Girardi, pur se autorizzato non ha assunto personale per un valore di 3 milioni di euro; il collega di Treviso, Francesco Benazzi, ha risparmiato un milione, mentre Francesco Cobello, a capo dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona, ha tenuto a bilancio 700mila euro.
Il terzo punto del protocollo d’intesa riguarda la «verifica delle condizioni per la reinternalizzazione di servizi sanitari esternalizzati». Ha fatto molto scalpore la scelta di alcuni direttori generali di dare in appalto a cooperative Pronto Soccorso, Suem 118, ambulanze, assistenza domiciliare integrata, perfino interi ospedali di comunità e hospice. Ora, alla scadenza degli appalti, le Usl interessate dovranno riprendersi tali servizi e coprirli assumendo o potenziando personale proprio. Ciò non vale per i servizi non sanitari, come pulizie, ristorazione, sterilizzazione, che restano appaltati a privati. «Siamo soddisfatti dell’intesa raggiunta, ma aspettiamo ancora i dati su ore di straordinario e pacchetti di libera professione d’équipe richiesti e riferiti alle varie Usl negli ultimi 5 anni — dice Giovanni Leoni, segretario regionale della Cimo —. E’ un passaggio fondamentale per sottolineare lo sforzo prestato nel tempo dai medici per dare risposta ai pazienti in tempi di minori risorse umane».