Una protesta in difesa del made in Italy sul fronte agroalimentare. Il valico del Brennero si è così tinto di giallo e verde, i colori della Coldiretti. Alcune migliaia di manifestanti si sono radunati al valico italo-austriaco, nonostante il freddo polare. I tir controllati trasportavano tra l’altro fiori e semilavorati di maiale, che secondo gli organizzatori della manifestazione arriveranno poi nei negozi come made in Italy.
«Salviamo il vero prosciutto italiano» e «ogni 1.500 prosciutti stranieri un posto lavoro in meno per gli italiani» si legge sui manifesti. Gli agricoltori in difesa del made in Italy lanciano la «Battaglia di Natale: scegli l’Italia» promossa dalla Coldiretti per difendere il settore dalle importazioni di bassa qualità spacciate per italiane.
L’INTERVENTO DEL MINISTRO – Il ministro delle politiche agricole Nunzia Di Girolamo, che si è unita alla manifestazione della Coldiretti, ha invocato uno stop alla concorrenza sleale: «Il made in Italy è la grande occasione per il nostro Paese per uscire dalla crisi. Occorre insistere specialmente per quanto riguarda la tracciabilità in modo tale da consentire agli agricoltori italiani di essere protetti. E anche i consumatori finali devono sapere da dove arrivano i prodotti e che cosa mangiano. Sono qui per esprimere la mia solidarietà per il grande coraggio di questi agricoltori, qui fa molto freddo».
IL PROBLEMA DELL’ETICHETTATURA – Il grosso problema segnalato dalla Coldiretti è la mancanza di una normativa sulla tracciabilità dei prodotti alimentari. In tanti casi la materia prima alimentare destinata alla filiera made in Italy proviene in realtà da altri Paesi, ma il consumatore finale non lo può sapere perché manca un’etichettatura. «Il Veneto – spiega presidente del Consiglio regionale del Veneto Clodovaldo Ruffato – si è fatto promotore di una iniziativa unitaria dei Consigli regionali d’Italia che nell’assemblea dei presidenti del prossimo 13 dicembre approveranno a Roma una carta di impegni rivolta ai ministri delle politiche agricole e della salute e alla Presidenza del Consiglio. Le assemblee legislative delle Regioni italiane chiedono al governo di accelerare l’introduzione dell’obbligo di etichettatura e di indicazione del paese d’origine»
CHE COSA C’E’ NEI TIR – Alcuni tir sono stati aperti davanti ai carabinieri dei Nas e agli agricoltori Coldiretti . Nei camion frigo sono stati trovati latte polacco, cosce di prosciutto tedeschi e olandesi, calgliate tedesche: tutte materie prime che secondo i manifestanti sono destinate alla filiera «made in Italy». In altri tir c’erano patate tedesche dirette a Palermo, fiori partiti dal Kenya, transitati in Olanda e destinati a Treviso. Alessandro Chiarelli, presidente della Coldiretti siciliana spiega: «Le aziende siciliane, presenti al presidio , sono costrette a chiudere e a svendere i loro prodotti, mentre sulle nostre tavole arrivano generi alimentari da tutto il mondo».
GLI SLOGAN – Eloquenti gli striscioni dei manifestanti: «Il falso prosciutto italiano ha fatto perdere il 10% dei posti di lavoro», «Una mozzarella su 4 è senza late», «Fuori i nomi di chi fa i formaggi con caseine e cagliate», «Dove vanno a finire i miliardi di litri di latte che passano dal Brennero?», «Da fare subito l’etichetta obbligatoria per frutta e per verdure trasformate, succhi di frutta, salumi e carne suina, formaggi e mozzarelle», «Salviamo il vero prosciutto italiano»
LO STUDIO – Nell’occasione la Coldiretti ha reso nota una propria ricerca basata su dati Unioncamere relativi ai primi nove mesi 2013 rispetto all’inizio della crisi nel 2007. Secondo lo studio con la crisi sono state chiuse in Italia 140mila (136.351) stalle ed aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualità importati dall’estero che vengono spacciati come Made in Italy. Solo nell’ultimo anno – sottolinea la Coldiretti – sono scomparse 32.500 tra stalle ed aziende agricole e persi 36mila occupati nelle campagne. «Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute», afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Oggi l’Italia, anche a causa delle importazioni di minor qualità – sottolinea la Coldiretti – produce appena il 70% dei prodotti alimentari che consuma ed importa il 40 % del latte e della carne, il 50% del grano tenero destinato al pane, il 40% del grano duro destinato alla pasta, il 20 % del mais e l’80% della soia. Dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate in valore del 22 %, in questo caso secondo un’analisi di Coldiretti relativa al commercio estero nei primi otto mesi del 2013. Gli arrivi di carne di maiale sono cresciuti del 16 %, mentre le importazioni di cereali, «pronti a diventare pasta e riso spacciati per italiani», hanno segnato un boom (+45 %), con un +24% per il grano e un +49 % per il riso. Aumenta anche l’import di latte, +26 per cento, «anch’esso destinato a diventare magicamente made in Italy». Netta pure la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +33 %, con il pomodoro fresco che sovrasta tutti (+59 %).
4 dicembre 2013