Scoppia la contestazione sulla privatizzazione di interi comparti della sanità per mancanza di medici. È il caso dei Pronto soccorso dell’Usl 6 Euganea: Cittadella, Montagnana, Camposampiero e Piove di Sacco sono stati affidati a delle coop. Forti preoccupazioni tra le fila del Pd e della Cgil. “Il fenomeno degli affidamenti alle coop dei Pronto Soccorso non è più a macchia di leopardo ma è diventato una costante che di fatto ha sostituito il sistema pubblico con il privato.
La fotografia degli affidamenti da parte dell’Usl 6 Euganea certifica questo quadro” commentano le consigliere regionali del Pd Veneto, Anna Maria Bigon e Vanessa Camani. Partendo dal caso emblematico del Padovano, le consigliere dem lanciano l’allarme sul pericolo che questa “privatizzazione selvaggia” provoca in termini di spesa pubblica, di qualità dei servizi e di sicurezza per gli utenti. “I fatti hanno dimostrato che esiste un enorme margine di rischio in questo sistema di affidamento ai privati. Basti ricordare le recenti revoche da parte dell’Usl Serenissima a causa di inadempienze molto gravi. Un dietrofront che svela una serie di problemi a monte. Si va alla cieca riguardo i criteri di selezione e circa la reale formazione del personale. Non da ultimo, l’aspetto economico: questi appalti sono notevolmente onerosi per il sistema sanitario regionale. Le tariffe non sono infatti regolate da appalti o contratti nazionali ma determinate dalla richiesta di mercato”.
Un fenomeno, quello dell’affidamento al privato, che, secondo Camani e Bigon, è particolarmente presente in Veneto, regione in cui, tra l’altro, “la spesa del personale e tra le più basse d’Italia. A questo si è aggiunto il blocco del turnover e l’aumento dei carichi di lavoro individuali, tra turni stressanti, ferie rinviate, straordinari non pagati e assenza di gratificazioni professionali ed economiche. È logico che le percentuali di abbandono sono in Veneto doppie rispetto al dato nazionale e sono quintuplicate rispetto a 10 anni fa”. Condizioni lavorative, quindi, che spingono il personale sanitario del pubblico verso il privato, come spiega la segretaria generale Fp Cgil Padova Alessandra Stivali. “La trattativa sul tema del rinnovo degli incarichi dei dirigenti sanitari e dei dirigenti medici dell’Usl 6 è ferma da un anno e mezzo. Si tratta di un accordo che avrebbe potuto dare ristoro economico, anche se minimo, a queste figure professionali. Invece è ancora tutto fermo. Oltre a questo, va considerato che Usl 6 ha i fondi contrattuali più bassi del Veneto. Ecco perché sono molte le persone che decidono o di andare a lavorare in altre Usl del Veneto, che a parità di prestazione offrono di più, oppure decidono di lavorare, soprattutto i prontosoccorsisti e gli anestesisti, in convenzione tramite cooperative o in rapporto libero professionale, dove hanno meno vincoli e meno rapporto di subordinazione. Il tema è quindi molto serio perché parliamo di un gap contrattuale e salariale, oltre che con le altre Usl, anche tra pubblico e privato. È per questo urgente mettere a disposizione delle Usl fondi contrattuali che permettano di aumentare gli incentivi”
Il Mattino di Padova