«Cibo non idoneo al consumo umano». Così gli alimenti sequestrati nel deposito sono stati definiti dagli ispettori dell’Asl di Ivrea. Erano già sui banchi di un ipermercato
Le scorte per Natale erano pronte. Quattro tonnellate e mezza di formaggi e salumi sardi. Da vendere come prelibatezze, specialità della terra dei quattro mori. Mille e 500 chili di quella merce erano già arrivate sui banchetti allestiti nell’Urban Center di Rivarolo, un ipermercato tra i più frequentati della zona. Gli acquirenti, però, non sapevano che quei formaggi e quei salumi erano usciti da un garage di Torino, infestato di insetti e topi.
A scoprire lo scandaloso commercio sono stati gli agenti della Polstrada di Torino, coordinati dal sostituto commissario Maurizio Barone e da Cinzia Ricciardi, dirigente del compartimento di Piemonte e Valle d’Aosta. Un accertamento avvenuto in poche ore. Merito dell’aumento dei controlli sulle strade, intensificato come ogni anno in questo periodo, proprio per scoraggiare i traffici illegali di merci. E di una «soffiata», fatta da un camionista. «Sempre me dovete controllare? Perché non andate…» aveva raccontato, con un’indicazione del «posto sicuro» dove erano tenute le prelibatezze sarde.
Il deposito è un garage sotterraneo in via Schiapparelli 6, nella zona industriale. Il cattivo odore aveva attirato l’attenzione anche di altre persone, ma il proprietario della merce contava di chiudere la questione in un paio di settimane. Silvio Dore, 39 anni, originario di Ossi (Sassari), aveva ottenuto il permesso per vendere le specialità della propria terra dall’8 al 20 dicembre. Un ampio «corner» nell’ingresso dell’Urban Center, merce in bella vista. Dietro il banco, c’era la convivente, Rita Vittoria Szaszi, 40 anni. «Non so da dove arrivano questi prodotti» ha raccontato agli agenti della Polstrada, che poco dopo hanno fermato su un furgone Dore e Giampaolo Diana, di 45 anni: i due erano di ritorno dal Milanese, dove avevano allestito un banco con merce della stessa partita. Diana aveva soltanto aiutato a trasportare i prodotti e a sistemare il banco. Il resto dell’operazione era stata ideata da Silvio Dore.
Nel garage di via Schiapparelli, sono arrivati gli esperti dell’Asl di Ivrea. Sono stati loro a definire gli alimenti «ricoperti di muffe maleodoranti e fessurate, tali da renderli non idonei al consumo umano». Le fotografie scattate dagli inquirenti, poi, lasciano poco spazio alle interpretazioni. In un’immagine è addirittura immortalato un topo con la testa mozzata adagiato su una forma di formaggio.
Oltre alle specialità culinarie sarde avariate, i poliziotti hanno anche sequestrato mille e 600 etichette per i formaggi e 90 per i salumi. Secondo la ricostruzione degli investigatori, quei marchi sarebbero finiti sui prodotti dopo il «trattamento» di ripulitura sommaria oppure di ricomposizione: i formaggi danneggiati potevano essere integrati con parti tagliate da quelli sani. Poi, le «forme-collage» sarebbero state avvolte con il cellophane sottovuoto ed etichettate. I tre sono stati denunciati per frode in commercio e vendita di sostanze alimentari nocive. Il cibo sequestrato è stato destinato alla distruzione.
Lastampa.it
12 dicembre 2010