Il settore dei taxi è al centro dello scontro sulle liberalizzazioni. E il premier la ribattezza: “Si chiamerà: riparti Italia”
Del nuovo programma del governo fino a ieri si conosceva solo il tema: la Fase 2, ovvero come aiutare la crescita del Paese. Da quel che ha detto all’apertura del Consiglio dei ministri, il premier insisterà sui prossimi cento giorni come cruciali per battere la recessione. Tre i pilastri individuati di quella che qualcuno ha già ribattezzato «manovra riparti-Italia»: liberalizzazioni, infrastrutture e lavoro. Monti sa che qui si gioca la faccia. E’ però imperativo – ha più volte rimarcato il premier ai ministri come anche nel colloquio con il Governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, che chiedeva fondi per la ricostruzione dell’Aquila – non allentare l’attenzione sulla tenuta dei conti. Le spese dello Stato devono assolutamente diminuire.
Sulle liberalizzazioni il governo intende intervenire con misure di ordine generale piuttosto che colpendo le singole categorie. Ci sarà un disegno di legge organico sulla concorrenza. A questo scopo gli ordini professionali saranno spinti ad autoriformarsi e l’esecutivo indicherà alcune linee guida. Escluso però che si arrivi a provvedimenti omnibus come le famose «lenzuolate» di Bersani. Ciò non toglie che Monti e Passera possano tornare ad intervenire su singoli settori: in forse un nuovo e più stringente provvedimento sulle farmacie per l’opposizione del Pdl; più probabile un intervento sui taxi. Vicenda che il presidente del Consiglio vive come una sorta di smacco personale. Le critiche che gli sono piovute addosso nelle settimane scorse lo hanno colpito sul vivo. Ma mentre prima delle Feste si poteva temere il clamore di certe azioni di protesta, che in una città come Roma avrebbe anche potuto rendere impossibile lo shopping natalizio, ora il governo potrebbe procedere con minore timore. Anche l’opposizione del sindaco Gianni Alemanno, vero portavoce politico della categoria, potrebbe essere più morbida.
Sulle infrastrutture i piani del ministro Passera, dopo il via libera al piano d’azione per il Sud, che prima di Natale ha sbloccato oltre tre miliardi di euro, prevedono l’accelerazione di tutta una serie di investimenti già programmati. A breve sarà dunque convocata una riunione del Cipe. Si punterà molto sul «project financing», sul Piano per il Sud e anche sulla riforma degli ammortizzatori sociali. E comunque il ministro Passera ha fatto presente ai colleghi che nel Salva-Italia, ormai legge dello Stato, ci sono già alcuni provvedimenti pesanti, un po’ oscurati a suo tempo perché travolti dalle novità in campo fiscale e pensionistico. E dunque viene ricordato che il governo ha stanziato 6 miliardi di euro per l’abbattimento dell’Irap a carico delle aziende. Oppure che sono stati immessi nel sistema ben 20 miliardi per l’aiuto al credito per piccole e medie imprese. E ancora i 15 miliardi di euro per le infrastrutture. Infine la rinascita dell’Ice-istituto per il commercio con l’estero, già abolito qualche tempo fa con il marchio di inutile macchinetta mangia-soldi.
La terza leva sarà il dossier lavoro. Archiviata la pratica articolo-18, impraticabile sul piano politico oltre che sociale, il governo punta ad aprire in tempi brevi una trattativa vera con i sindacati per discutere di contratti. L’obiettivo è quello di arrivare in tempi relativamente rapidi – sindacati permettendo – alla definizione non tanto di un contratto unico, sullo stile del progetto promosso da Pietro Ichino, ma di un «contratto prevalente» che estenderebbe di fatto il periodo di messa in prova dai tre mesi di adesso sino a tre anni. Lavoratori interinali e apprendisti verrebbero inglobati nel nuovo contratto, mentre verrebbero scoraggiate cocopro e altre forme di inquadramento precario.
Rimane una priorità anche l’accelerazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione. E non solo. Il disboscamento delle agevolazioni fiscali e assistenziali censite dalla commissione Ceriani dovrà arrivare entro metà anno: si riuscirebbe così a scongiurare l’ulteriore crescita delle aliquote Iva. Infine si annunciano misure sulla scuola e sulla giustizia, per velocizzare i processi civili, riorganizzando i tribunali più piccoli (solo la revisione delle sedi dei giudici di pace dovrebbe portare all’accorpamento di 3000 uffici, facendo risparmiare 70 milioni di euro in spese vive. Il contrasto al fenomeno della corruzione impegnerà più ministeri.
Lastampa.it – 29 dicembre 2011