Meglio fratturarsi il femore in Liguria che in Sicilia. E meglio ancora se l’operazione avviene all’ospedale «Villa Scassi» di Genova che nel 94% dei casi la esegue entro 48 ore, mentre il presidio pubblico «San Biagio» di Marsala garantisce un intervento in due giorni solo nell’1% dei casi.
E che dire dei parti cesarei? Nella casa di cura «Orestano» (Palermo) al 90% il primo parto avviene sempre col bisturi, all’ospedale «Vittorio Emanuele III» di Monza solo per il 4,2% degli interventi. Regione e ospedale che vai, assistenza sanitaria che trovi. Per ritardi nelle prestazioni, appropriatezza degli interventi, qualità delle cure. E naturalmente potenziali rischi per i pazienti in conseguenza della bontà e tempestività delle cure fornite dalle strutture sanitarie.
L’Agenzia nazionale sanitaria (Agenas) non ama definirli classifiche e tanto meno rating degli ospedali. Sono solo uno strumento per la comparazione tra strutture, per mostrare punti di debolezza e di forza da superare o da conquistare, afferma. Ma, gira e rigira, quegli «esiti» (www.ilsole24ore.com) elaborati dall’Agenas delle attività di cura delle strutture ospedaliere pubbliche e private convenzionate prestate agli italiani nel corso del 2010, altro non sono che classifiche degli ospedali in base ai risultati del loro core business: curarci. Chi fa meglio, chi fa peggio. Anche trascurando l’aspetto finanziario della faccenda: col Sud che affoga nei debiti e che intanto si conferma spesso, ancora una volta, in coda per le prestazioni ai suoi pazienti. Che sono beffati due volte, visto che mentre godono di una più bassa qualità dell’assistenza, devono pagare più tasse e più ticket. Come succede alle imprese, anch’esse sottoposte alla super Irap nelle regioni con asl e ospedali commissariati.
I risultati degli «esiti» elaborati dall’Agenas, anticipati dal settimanale «Il Sole-24 Ore sanità», offrono intanto uno specchio di lettura delle venti sanità d’Italia che toccano nel vivo la nostra salute e ci restituiscono un Paese profondamente diviso. Anche per gli esiti infausti, come la casistica degli interventi per bypass aortocoronarico che hanno registrato la mortalità dei pazienti entro un mese: al Sud (Campania, Basilicata, Sicilia) sono state registrate le percentuali peggiori. E come per la frattura del collo del femore, che vede in fondo alla classifica quattro strutture del Sud e una del Lazio che operano in 48 ore in rarissimi casi (tra l’1 e l’1,5%), mentre le cinque migliori (tra Liguria, Lombardia, Bolzano ma anche una della Campania) intervengono in due giorni tra l’88 e il 94% delle circostanze. Stessa cosa vale per l’eccesso di ricorso al taglio cesareo, che è più remunerato dalle casse pubbliche. Il tutto, però, con una variabilità tra strutture della stessa regione, che deve far riflettere anche il virtuoso Nord. Che sempre e del tutto virtuoso, in fondo, proprio non è.
Roberto Turno e Paolo Dal Bufalo – Il Sole 24 Ore – 8 matrzo 2012