Un passo avanti per pensioni più adeguate per i professionisti. La Commissione Lavoro del Senato corregge il testo e la approva: la miniriforma a sorpresa allunga il passo
La commissione Lavoro del Senato ha approvato, all’unanimità, gli emendamenti correttivi sul disegno di legge Lo Presti (S 2177), che consente alle Casse di previdenza dei professionisti, che calcolano le pensioni con il sistema contributivo, di elevare il contributo integrativo, quello sul volume d’affari, fino al 5 per cento. Una parte delle entrate potrà essere accreditata sul conto previdenziale del professionista.
È stata la commissione Bilancio del Senato a richiedere due modifiche al testo approvato dalla Camera: si è dovuto specificare che il contributo integrativo non può essere inferiore al 2% e superiore al 5%; inoltre l’aumento fino al 5% non deve comportare maggiori oneri per la finanza pubblica.
«Si tratta di modifiche non sostanziali – afferma il relatore del Ddl in commissione lavoro, Tomaso Zanoletti – ma abbiamo preferito accoglierle invece di contestarle, per non ritardare ancora i tempi di approvazione. Ora dobbiamo aspettare che il Ddl sia calendarizzato, ma visto che l’aula è abbastanza libera mi aspetto che il tutto si concluda in tempi ragionevoli».
Soddisfatto del voto di ieri Nino Lo Presti, autore e primo firmatario della proposta sull’integrativo: «Si fa un passo avanti – afferma – e se si va in Aula la prossima settimana sarà un vero successo». Dopo il voto di Palazzo Madama il testo modificato passerà alla Camera per un’altra lettura: al primo passaggio la misura è stata approvata con 499 voti favorevoli e uno solo contrario.
Il contributo integrativo, che verrà pagato dal cliente in fattura, potrà andare ad arricchire il montante individuale ed elevare così la pensione degli iscritti delle Casse nate con il sistema di calcolo contributivo.
Questi enti, istituiti in base al decreto legislativo 103/1996, ora per legge hanno un’aliquota sul volume d’affari pari al 2 per cento. Se passerà la riforma, agrotecnici, biologi, infermieri, periti agrari, periti industriali, agronomi e forestali, attuari, geologi, chimici e psicologi potranno contare su un contributo più elevato sul volume d’affari, con la possibilità di “integrare” la dote dei contributi individuali. Le nuove casse del decreto legislativo 103 pagano oggi pensioni molto basse: gli enti contano circa 95mila iscritti e nel 2009 hanno erogato 4.481 pensioni che andavano da un minimo di 863 euro all’anno per gli agrotecnici, a un massimo di 2mila euro all’anno per i periti industriali (si tratta del valore medio).
Questa situazione si spiega in parte con la storia contributiva degli iscritti per ora limitata (una quindicina d’anni di versamenti), in parte con i bassi redditi dichiarati e con la quota dei contributi soggettivi molto ridotta (il 10%). Da qui, la possibilità – prevista dal Ddl – di elevare il contributo integrativo e di attribuire parte delle entrate ai conti individuali. L’obiettivo è trovare una leva per adeguare le prestazioni. Peraltro, l’esigenza di pensioni dignitose si pone anche per le “vecchie” casse che hanno scelto il contributivo, quelle dei dottori commercialisti e dei ragionieri. Una delibera dell’ente dei dottori commercialisti, in attesa di approvazione da parte dei ministeri del Lavoro e dell’Economia, propone di collegare l’aumento dell’integrativo, accreditato in parte sui conti individuali dei giovani, al versamento di un contributo soggettivo più elevato rispetto alla quota minima (ferma al 10%).
Ilsole24ore.com 23 marzo 2011