di Luisa Contri. Raggiungere l’autosufficienza in Italia quanto a produzione di vitelli da carne. È l’obiettivo cui mirano l’associazione produttori Unicarve (del Trivenet») e il Consorzio l’Italia Zootecnica (Ciz), di cui Unicarve fa parte insieme ad altre otto associazioni di produttori zootecnici del Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Marche e Sicilia.
E che dovrebbe concretizzarsi grazie all’avvio del progetto di filiera 4i, che sta muovendo i primi passi. Progetto nel quale le 4i starebbero a significare carni provenienti da bovini concepiti, svezzati, ingrassati e macellati in Italia. «L’autosufficienza produttiva è sicuramente un obiettivo ambizioso», dichiara a ItaliaOggi Fabiano Barbisan, presidente di Unicarve e di Ciz, «in un paese oggi importatore netto di carne bovina in cui soltanto il 12-13% della carne in commercio è già al 100% italiana. Richiederà almeno cinque anni per svilupparsi. Ma è non una chimera». Quello che Barbisan sta cercando di mettere in piedi (in un primo momento in Veneto, per poi estendere il progetto al resto d’Italia) è una filiera in cui gli allevatori di vacche da latte si rendono disponibili alla fecondazione con seme sessato di una parte delle loro vacche per garantire e migliorare la rimonta. E alla fecondazione con seme di tori da carne (fornito dagli allevatori promotori del progetto di filiera 4i) delle restanti vacche per ottenere vitelli da ristallo da svezzare, ingrassare e macellare in Italia e da commercializzare contrassegnando le carni col marchio Sigillo Italiano. Un marchio di qualità che consentirebbe di valorizzarle a beneficio di tutta la filiera a monte. «Abbiamo calcolato che», racconta Barbisan, «attuando il progetto di filiera 4i nel solo Veneto, nell’arco di tre anni potremmo arrivare a incrementare il numero di capi al 100% italiani dagli attuali 10 mila a 40 mila vitelli/anno. Estendendolo a livello nazionale potremmo far nascere in Italia 1 mln di vitelli da carne l’anno, superando la quota di 900 mila ristalli attualmente importati». Unicarve e Ciz hanno presentato ufficialmente il progetto di filiera 4i agli operatori il 24 settembre scorso, in occasione della firma del primo accordo quadro nazionale per la commercializzazione di bovini da carne (in realtà un progetto di ben più ampia portata, inteso a rilanciare la filiera tradizionale che vale l’85% della carne commercializzata in Italia). Hanno quindi organizzato incontri con i raccoglitori di vitellini, gli svezzateli e gli ingrassatori. Dal mese prossimo, con l’appoggio dell’Associazione produttori latte del Veneto, lo presenteranno agli allevatori di vacche da latte del Triveneto. E mentre Barbisan e i suoi proseguiranno il lavoro di proselitismo nel mondo del latte nel resto d’Italia, Intermizoo porterà avanti studi di genetica per migliorare le performance dei vitelli da carne italiani.
ItaliaOggi – 2 novembre 2013