Il governo italiano sta violando la normativa comunitaria sulle indicazioni nutrizionali e salutistiche e la Commissione europea non fa nulla per impedirlo. E’ quanto dichiarato questa settimana -secondo la rivista Eu Food Policy- da due esperti di diritto comunitario, Jean Savigny e Sebastian Romero Melchor, intervenendo ad una conferenza a Bruxelles.
Il Ministero della Salute italiano – sostengono- permette che gli alimenti probiotici e gli integratori alimentari possano vantare in etichetta il miglioramento della flora intestinale. E questo sarebbe un chiaro caso di violazione visto che nessun health claim per gli alimenti probiotici è ancora stato concordato nell’Ue.
Inoltre, trattandosi di circolare interna e quindi di un atto soft low (che si contrappone ai tradizionali strumenti di formazione come ad esempio leggi e regolamenti), non è mai stato notificato a Bruxelles.
Romero Melchor ha tenuto a precisare come sia alquanto improbabile che quanto successo in Italia si possa ripetere in altri Stati membri. Il messaggio è chiaramente un monito rivolto alle principali aziende del settore probiotici che naturalmente speravano che altri governi seguissero l’esempio italiano.
Il Ministero della Salute fa riferimento al parere del panel NDA dell’Efsa pubblicato nel 2009. L’Authority sostiene che “l’incremento del numero di un qualsiasi gruppo di batteri non è di per sé considerato come benefico”. E infatti nella circolare si legge che “il razionale della indicazione d’uso deriva da questo parere”.
Tradotto: per gli esperti del Ministero della Salute non può essere quindi considerata come indicazione sulla salute ma come indicazione d’uso.
Ma per Romero Melchor questo sarebbe assolutamente sbagliato. Solo un modo per proteggere l’industria. Riprova ne è che quanto permesso in Italia è stato vietato nel resto dell’Ue. Non solo. Questo – continua Melchor Romero- sarebbe il secondo tentativo del governo italiano per eludere la normativa: già nel 2010 infatti aveva tentato di introdurre norme che permettevano di fornire informazioni sugli effetti benefici sulla salute quando ancora nessun health claim era stato approvato. Tuttavia la normativa fu respinta dalla Commissione e dagli Stati membri.
Sicurezza alimentare.it – 8 febbraio 2013