Intervista al sottosegretario alla Salute, Francesca Martini. Le donne del Ssn sono sempre di più, ma ancora poco valorizzate.
Per Martini la loro revanche è inevitabile: la sanità deve, infatti, appropriarsi delle doti e dell’empatia delle donne per raggiungere obiettivi di rinnovamento. E in occasione della Prima Conferenza nazionale Il ruolo delle donne nell’evoluzione del Ssn. Da Maria Montessori ai giorni nostri annuncia il via ad un Tavolo permanente di monitoraggio sulla presenza delle donne nel Ssn e sui loro sviluppi di carriera, i cui risultati saranno trasmessi al Parlamento con una Relazione annuale.
“L’aver scelto per la prima volta nella storia della sanità, un giorno per dire grazie alle donne è il minimo che si poteva fare”. Così il sottosegretario Francesca Martini presenta la Conferenza nazionale “Il ruolo delle donne nell’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale. Da Maria Montessori ai giorni nostri” nel corso della quale è stata presentata I’ indagine conoscitiva promossa dal Ministero sul fenomeno della femminilizzazione della sanità in Italia.
Sottosegretario Martini, diciamolo francamente, il nostro non è ancora un sistema per donne. Ma ora arriva la Conferenza nazionale, la prima del genere. È un segnale concreto di una svolta reale?
A mio avviso sì. Il Ssn è composto per la maggioranza da personale femminile e se si parla dell’Italia come una delle migliori sanità al mondo vuol dire che le donne qualche cosa hanno fatto. È quindi importante l’aver dedicato questa Conferenza allororuolo nell’evoluzione del Servizio sanitario nazionale partendoda Maria Montessori, che per me è un esempio e un faro di grande lungimiranza, qualità umana e scientifica. Una donna che ha impresso una svolta storica a una visione della medicina strettamente incentrata sulla patologia spostandola sulla persona. Da lei è nata la concezione della salute come stato di benessere, poi ripresa dall’Oms. Maria Montessori è il simbolo del cambiamento. E da questa Conferenza partiamo per girare pagina.
A proposito di svolte, nonostante la presenza delle donne abbia superato numericamente quella maschile, quelle che sono riuscite a infrangere il “tetto di cristallo” per accedere alle stanze dei bottoni sono appena una su dieci. Possiamo sperare in un cambiamento di marcia anche su questo fronte?
Fin ora la scalata delle donne è stata lenta, ma sono convinta che ci sarà presto un’accelerazione.
Infatti, istituiremo al Ministeroun tavolo di monitoraggio permanente sullo sviluppo delle carriere femminili in sanità con l’obiettivo di presentare una Relazione annuale al Parlamento proprio per focalizzare l’attenzione su questo tema e trovare soluzioni specifiche. I risultati che scaturiranno da questa opera di monitoraggio saranno sicuramente un prezioso strumento di lavoro e di riflessione per le Commissioni parlamentari competenti e in generale per tutti i parlamentari, tenendo conto che l’obiettivo prioritario è diffondere una cultura della crescita professionale delle donne sul territorio coinvolgendo le Regioni in questo percorso fondamentale.
Conciliare lavoro e vita privata per le donne è sempre più difficile. Non è un caso che tra le donne si registri la più alta l’adesione al part time e una grande richiesta di permessi. La richiesta di una maggiore flessibilità del lavoro è quindi fortissima. C’è una soluzione a questo?
La domanda tra le donne è così forte perché, al contrario di quanto avviene in altri Paesi europei, in Italia il peso della famiglia è tutto sulle loro spalle e la nostra cultura fa ancora fatica ad accettare una flessibilità lavorativa. Bisogna quindi da una parte operare un cambiamento culturale profondo e dall’altra iniziare a investire risorse per facilitare la vita delle donne nel proprio ambito lavorativo. Una delle chiavi di volta sono i servizi interni alle strutture. L’ospedale è ormai una realtà complessa con un’alta concentrazione di personale, deve quindi necessariamente iniziare a destinare una parte dei servizi alla prima infanzia. Noi, come anche altre realtà sul territorio, lo abbiamo realizzato aprendo un asilo nido nella nuova sede del ministero della Salute.
Quale valore portano le donne alla sanità?
Il Servizio sanitario nazionale ha obiettivi ben precisi da raggiungere. Abbiamo la necessità di una sempre maggiore umanizzazione, di riportare l’attenzione sulla centralità del paziente, di offrire continuità assistenziale, di incentivare il lavoro di équipe. Tutto questo richiede capacità specifiche. Qualità che sono intrinseche nelle donne. Hanno, infatti, grandi doti di relazione e di mediazione che si sposano perfettamente con questi obiettivi. Soprattutto le donne hanno un’importante dote: l’empatia. Una qualità vincente in un mondo sanitario dove oggi più che mai i pazienti e familiari sono sempre più attenti e informati sui bisogni di salute, e chiedono quindi una sempre maggiore attenzione e coinvolgimento ai medici.
E allora come valorizzare questa componete così preziosa?
Il Ministero sta mettendo in atto una serie di misure organizzative e culturali per facilitare e collocare sotto la giusta luce, il ruolo della donna. Sono però convinta che la loro valorizzazione avverrà in modo naturale. Infatti, se quello tra le donne e il mondo sanitario è stato amore a prima vista sarà inevitabile che si trasformi in un matrimonio duraturo. Un sodalizio che darà i frutti proprio perché il percorso di rinnovamento del Ssn richiede da parte di chi ci lavora doti particolari che sono di appannaggio del mondo femminile.
Quotidianosanita.it – 8 marzo 2011