Il Sole 24 Ore sanità. In un momento in cui si parla, e anche si agisce, di ridurre gli importi pensionistici futuri, un meccanismo automatico, previsto dal sistema previdenziale attuale, consente di dare una buona notizia per chi avesse in programma di mettersi a riposo dal 2024. Infatti dopo anni di stagnazione torna a crescere il montante contributivo, che consiste nel capitale che il lavoratore accumula nel corso degli anni lavorativi.
Per determinare il montante dei contributi bisogna individuare la base imponibile annua (retribuzione montante annua per gli iscritti alle gestioni pensionistiche dei lavoratori dipendenti oppure reddito annuo per gli iscritti alle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi) corrispondente ai periodi di contribuzione obbligatoria, volontaria, figurativa, da riscatto o da ricongiunzione fatti valere dall’assicurato in ciascun anno. Calcolare, poi, l’ammontare dei contributi di ciascun anno moltiplicando la base imponibile annua per l’aliquota di computo del 33% in caso di lavoratore dipendente oppure per l’aliquota di computo del 24% in caso di lavoratore autonomo. Per i gli iscritti alla gestione separata dell’Inps l’aliquota varia dal 24% al 33%. Inoltre, ed è questa la procedura che interessa di più il sistema, determinare il montante individuale dei contributi sommando l’ammontare dei contributi di ciascun anno, rivalutato annualmente sulla base del tasso annuo di capitalizzazione risultante dalla variazione media quinquennale del Prodotto interno lordo (Pil), calcolata dall’Istat con riferimento al quinquennio precedente.
La rivalutazione del montante contributivo su base composta viene effettuata al 31 dicembre di ciascun anno, escludendo i contributi dell’ultimo anno lavorato, e ha effetto per le pensioni con decorrenza dal 1° gennaio dell’anno successivo.
Si tratta di un parametro di fondamentale importanza nel calcolo delle pensioni che rientrano nel sistema contributivo, poiché il montante individuale rappresenta, appunto, il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni ai fini pensionistici. A fronte della riforma delle pensioni Fornero, dal 1° gennaio 2012 questo sistema di calcolo si applica pro quota anche coloro che nel 1995 avevano già almeno 18 anni di contributi, con riferimento alle anzianità contributive maturate successivamente al 31 dicembre 2011 e alle quali si applica il sistema di calcolo contributivo. Al montante , in corrispondenza a partire dai 57 anni fino a finire ai 71 anni d’età del momento della scelta per il pensionamento, viene, poi, applicata una percentuale prefissata dalla legge, il così detto coefficiente di trasformazione, anch’esso soggetto a revisione con cadenza biennale, con cui si determina l’importo annuo della pensione.
L’Istat, con nota prot. n. 2302191 , ha comunicato, il nuovo tasso di capitalizzazione per la rivalutazione dei montanti contributivi accumulati al 31 dicembre 2022, da utilizzare per le pensioni decorrenti dal 2024. Il coefficiente da applicarsi è l’1,023082, pari a un coefficiente del 2,3%. Uno dei più elevati da moltissimi anni, dovuto al picco d’inflazione. Era dal 2009 che non si registrava un tasso così alto allorquando era stato del 3,32%. Successivamente i valori del tasso di capitalizzazione non erano mai giunti al 2% ma, anzi, per gli anni 2014 e 2021 i valori erano stati negativi. Tuttavia poiché per legge il tasso del singolo anno non può essere inferiore ad uno, quando ciò avviene, come nel caso di quegli anni, l’eventuale perdita viene compensata in occasione del successivo valore positivo.
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