Odioso perché colpiva trattamenti prodotti da abbondanti contributi versati dagli interessati nel periodo lavorativo, facendo credere che fossero denari sottratti ai bilanci dello Stato e dei singoli cittadini. Di fatto introducendo un’aliquota aggiuntiva, al già elevato trattamento fiscale, solo per pochi definiti “ eletti ”. Gravoso perché le riduzioni andavano, a scaglioni, dal 15 % per pensioni da 100 mila a 130 mila euro lordi annui, del 25 % da 130 mila a 200 mila euro, del 30% da 200 mila a 350 mila euro, da 350 mila a 500 mila euro, del 40 % per pensioni di oltre 500 mila euro, sempre annui ed a lordo.
Ricordiamo che la riduzione riguarda esclusivamente i trattamenti diretti erogati dall’INPS con almeno una quota liquidata secondo il principio retributivo.
Mentre ancora si sta pensando, ad una riforma strutturale del sistema pensionistico, e sono molte le incertezze e le variegate proposte dei partiti in previsione delle prossime elezioni, anche in merito ai possibili interventi che verranno inseriti nella prossima legge di Bilancio, a prescindere dalle novità che saranno approvate, la data del termine del contributo di solidarietà sulle pensioni “ più ricche ” è apparso uno dei pochi punti fermi.
Ma così non sembra.
Il programma elettorale dei Fratelli d’Italia “Pronti a risollevare l’Italia ”, infatti afferma la possibilità di un “ ricalcolo, oltre un’elevata soglia, delle “ pensioni d’oro” che non corrispondono a contributi effettivamente versati”.
Cosa possa significare questa frase, un poco sibillina, ci sembra abbastanza chiaro.
Oltre ad identificare una elevata soglia delle pensioni, un’altra volta considerate “d’oro” , e quindi soggette ad un possibile intervento riduttivo sulla base di altri e forse più cospicui tagli, se ne prevede un ricalcolo su i contributi versati, verosimilmente, applicando il calcolo contributivo alle pensioni già in essere.
In questa maniera intervenendo ad annullare il pur modesto vantaggio del calcolo così detto “ misto ”. Cioè eliminando la parte di pensione retributiva attiva per coloro che fossero andati in pensione avendo maturato almeno 18 anni di contributi al 1995, o solo in parte sino a quella data.
Il ricalcolo porterebbe ad un taglio evidente dal loro importo attuale essendo il trattamento con il sistema contributivo certamente inferiore a quello realizzato con il sistema retributivo.
E’ un’ipotesi davvero restrittiva ed anche illegittima che ridurrebbe drasticamente quanto già stabilito dalla legge e porrebbe in grave difficoltà coloro che usufruiscono di un diritto consolidato delle loro pensioni.
Staremo a vedere se si ritornerà all’usato sistema di considerare, ancora una volta, le pensioni il bancomat per risollevare il bilancio dello Stato italiano.
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