Riparte il confronto sulle pensioni tra governo e parti sociali. I temi sono sul tavolo convocato dalla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, che incontra prima le imprese e poi i sindacati, ma nel merito saranno affrontati nell’ambito di incontri specifici. Insomma ancora un nulla di fatto e un altro rinvio. Di concreto ancora niente. Tra i temi c’è anche quello di uno strumento unico per gli esodi incentivati, le uscite dei lavoratori dalle aziende in anticipo rispetto al raggiungimento dei requisiti per la pensione.
Nel corso dell’ultimo incontro, dicono i sindacati ci è stato chiesto, per l’ennesima volta, di illustrare le proposte unitarie sulla flessibilità pensionistica, cosa che è stata fatta. In pratica, discussione puramente accademica e senza alcun costrutto. È arrivato, aggiungono, il momento che il Governo scopra le carte e dica, come ripetutamente affermato in campagna elettorale, se vuole introdurre una flessibilità di accesso alla pensione più diffuso.
Dopo sette mesi di incontri commenta la Cgil, prima con la Ministra Calderone, poi con l’Osservatorio tecnico da lei istituito, non si è ancora in grado di dire alle lavoratrici e ai lavoratori quando e come potranno aver accesso alla pensione. Oltre a non aver avuto risposte sulla pensione di garanzia per i giovani, anche durante l’incontro odierno sul tema della flessibilità in uscita, sono state esplicitate le richieste della piattaforma sindacale unitaria sulla previdenza. Ma senza alcun riscontro da parte del Ministero. Forse il Governo ha capito di non poter rispettare gli impegni che il centrodestra ha assunto durante la campagna elettorale, quando prometteva alle elettrici e agli elettori di farli accedere alla pensione con i 41 anni di servizio o il superamento della legge Fornero. Così la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione, ha esplicitato, al termine dell’incontro tecnico al Ministero del Lavoro: «Noi continueremo a batterci per i 62 anni di età, i 41 di anzianità di servizio a prescindere dall’età, per il pieno riconoscimento dei lavori gravosi e usuranti e del lavoro di cura». A fine anno scadranno diverse misure, a partire dall’Ape sociale e opzione donna. Su quest’ultima misura è necessario, oltre alla proroga, il ripristino dei requisiti previgenti e occorrerebbe tenere conto che le donne, più di tutti, hanno pagato le riforme previdenziali che si sono susseguite. «In assenza di risposte – ha concluso Ghiglione – la previdenza resterà una delle tante ragioni della nostra mobilitazione che ci riporterà in piazza in autunno».
Per Sbarra (Cisl), si è trattato di «un incontro interlocutorio, anche se positivo perché ci ha consentito di riannodare i fili del confronto dopo molti mesi di vuoto e relazioni sindacali. Il sindacato ha apprezzato la disponibilità e l’impegno del governo a muoversi per cambiare e modificare la legge Fornero, superando le rigidità e aprendo un percorso che guardi a flessibilità, sostenibilità e inclusività. I primi interventi di questi cambiamenti dovranno entrare nella legge di Stabilità. Il governo – ha proseguito il segretario generale della Cisl – si è riservato di fare una valutazione sulla base della consistenza delle risorse a disposizione. Il ministro riconosce che le priorità che abbiamo indicato nella nostra piattaforma sono i contenuti da porre a base del confronto e partirà a breve un cronoprogramma di incontri dedicati».
Il Sole 24 Ore sanità