MASTRAPASQUA «Dopo la stabilità, con 25,2 miliardi di trasferimenti su cui non c’è più il rimborso all’Economia, recuperiamo le perdite patrimoniali».
Il cantiere del nuovo Inps, frutto delle incorporazioni di Inpdap ed Enpals lanciate con il “Salva Italia” ormai due anni fa, s’avvicina alla presentazione del Piano industriale 2014-2016. Entro marzo, stando alla tabella di marcia stilata dopo il varo degli ultimi decreti ministeriali di attuazione, il documento dovrebbe essere presentato al ministro del Lavoro per poi entrare in fase applicativa. Gli obiettivi, formalizzati in una lettera che il presidente Antonio Mastrapasqua ha inviato al direttore generale, Mauro Nori, sono interessanti. Una struttura di vertice più compatta, con 31 dirigenti generali (più 17 con incarichi di studio e ricerca riassorbibili con i pensionamenti dei responsabili operativi) contro i 56 di partenza; le direzioni centrali che vengono quasi dimezzate a 15, la prospettiva di estendere la funzionalità della centrale unica acquisti all’intero ente con il varo dei nuovi regolamenti di contabilità e un complessivo ridisegno della rete delle sedi territoriali.
Il cronoprogramma sconta un ritardo di un anno e mezzo ma Antonio Mastrapasqua, alla guida dell’istituto dal 2008, guarda avanti: «Non parlerei di ritardo. I tempi sono stati dettati dall’emanazione dei decreti ministeriali, che invece dei sessanta giorni richiesti dalla legge sono giunti dopo un anno e mezzo. Manon si tratta di un tempo passato a vuoto. La materia è complessa. L’occasione unica. Ora siamo finalmente entrati nella fase più importante: la definizione degli obiettivi di riorganizzazione accompagnata da una pianificazione economico-finanziaria che avrà una programmazione sul prossimo triennio».
Rispetto al nuovo piano di spending review cui sta lavorando il commissario Carlo Cottarelli questo progetto proseguirà su un percorso autonomo e parallelo. «Da quest’anno – assicura Mastrapasqua – riusciremo a garantire i 515 milioni di minore spesa di funzionamento che erano stati previsti, un taglio che supera il 12% dell’insieme dei costi di gestione. Per portata credo si tratti di un’operazione senza precedenti nella Pa italiana e spero diventi un buon esempio di come anche nel pubblico c’è una grande capacità di gestione di grandi processi di trasformazione e razionalizzazione».
Intanto nella legge di stabilità è passata la norma che di fatto azzera gli effetti negativi sul bilancio Inps derivanti dalle anticipazioni alla Ctps (la gestione dei trattamenti pensionistici dei dipendenti statali) dell’Inpdap. Una mossa sollecitata da Mastrapasqua a novembre: «Con 25,2 miliardi di trasferimenti su cui ora non viene più chiesta una restituzione dal parte dell’Economia credo che nel prossimo bilancio riusciremo a recuperare la perdite patrimoniali che avevamo stimato».
Il personale in servizio sfiora le 33mila unità, il 90% impiegato nelle sedi territoriali. Nella stesura del piano si prevede un’analisi specifica sull’evoluzione quantitativa e qualitativa dei dipendenti, un’analisi propedeutica alla gestione delle future politiche di mobilità e formazione, ma anche il ridisegno della presenza dell’Inps sul territorio: «La nuova mappa delle sedi dovrà essere georeferenziata rispetto alle esigenze economiche e territoriali. Anche in questo senso vogliamo adottare soluzioni che poi possono combinarsi funzionalmente con le articolazioni di altri enti come l’Agenzia delle entrate, Equitalia, l’Inail. Soprattutto questo piano industriale dovrà contenere un’attenta analisi dell’impatto sociale, per le “rilevanti e delicate ricadute sul sistema complessivo del Welfare, conseguenti a tale operazione di riassetto, con particolare riferimento alla qualità dei servizi da erogare all’utenza”, uso le opportune parole del ministro Giovannini per segnalare l’importanza dell’occasione».
Secondo il ministro il confronto sulla governance del nuovo Inps non si aprirà a breve, anche se la politica preme. Mastrapasqua è cauto: «Il mio mandato termina quest’anno e il ministro ha accennato all’apertura di una riflessione sulla governance dopo l’estate. Su questo tema la parola spetta a governo, parlamento e parti sociali». Una scelta invece da fare riguarda le quote di Bankitalia in mano all’Inps. Con la valorizzazione del capitale di via Nazionale a 7,5 miliardi la partecipazione del 5% sale a 375 milioni. Che cosa ne farete, chiediamo al presidente? «Il Senato ha ridotto il tetto massimo al 3% e ha allungato a 36 mesi il periodo transitorio per la vendita delle quote eccedenti. Il decreto è ancora all’esame del parlamento e quindi non è possibile fare ora una valutazione»
Il Sole 24 Ore – 10 gennaio 2014