Carlo Gravina, La Stampa. Gli effetti dell’emergenza Covid-19 hanno avuto conseguenze anche sul settore previdenziale e non solo in termini di mancate riforme. Il 2020 doveva e poteva essere un anno in cui lavorare per mettere a punto una riforma organica delle pensioni. L’obiettivo era ambizioso, ma la crisi legata alla pandemia ha rinviato il confronto tra governo e parti sociali al 2021. E gli effetti dell’emergenza non sono stati solo indiretti. Basti pensare alle persone che hanno rinunciato, nonostante i requisiti, alla possibilità di lasciare l’impiego con Quota 100 in questo momento di grande incertezza. C’è poi il capitolo degli ammortizzatori sociali e del blocco ai licenziamenti, che pende come una spada di Damocle sul settore. Cosa accadrà quando le aziende potranno di nuovo licenziare? Gli scenari sono molteplici, ma è evidente che i prepensionamenti potranno recitare un ruolo fondamentale.
Le rivalutazioni
Tra gli effetti diretti, poi, ci sono quelli sull’adeguamento delle pensioni al costo della vita. Il 16 novembre il ministero dell’Economia ha pubblicato il decreto che ha stabilito il tasso di rivalutazione definitivo per il 2020, che è pari allo 0,5% rispetto allo 0,4% provvisorio stabilito nel 2019. Contestualmente, il ministero di Economia e Finanze ha fissato a 0 il tasso provvisorio da applicare alle pensioni del 2021. In realtà il tasso registrato è negativo (0,3%, ndr), ma il valore non può essere inferiore a zero. È evidente che questa situazione è legata alla crisi economica generata dal coronavirus. Gli effetti della decisione sono due. Il primo: a gennaio 2021 sarà versato un conguaglio una tantum tra i 10 e i 25 euro lordi per recuperare la minore rivalutazione concessa tra gennaio e dicembre 2020. Il secondo: le pensione cresceranno nel 2021 di pochissimo, con aumenti mensili tra 1 o 2 euro lordi, a seconda dell’assegno che si percepisce. Nel grafico in pagina una simulazione degli importi che saranno erogati l’anno prossimo.
Come andare in pensione
In attesa di una riforma del settore in grado di introdurre una flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, nella Legge di bilancio che sarà approvata entro la fine dell’anno sono previste proroghe importanti per alcuni strumenti che consentono di congedarsi in anticipo. Tra questi ci sono Opzione donna e Quota 100. Nei box in pagina, insieme ai dettagli per poter accedere alla pensione di vecchiaia o a quella anticipata, sono illustrati gli strumenti principali con i quali andare anzitempo a riposo, a seconda della mansione che si svolge. Esistono, però, almeno altre due strade che il governo intende potenziare con la Legge di bilancio: l’isopensione e i contratti di espansione. L’isopensione consiste in uno scivolo pensionistico pagato dall’azienda (contributi e indennità sostitutiva della pensione, ndr) in attesa della maturazione del diritto alla pensione vera e propria. L’ipotesi è di portare questo scivolo da 4 a 7 anni. In alternativa all’isopensione – strumento molto costoso per le imprese – il governo valuta di implementare il contratto di espansione estendendolo alle imprese fino a 250 dipendenti. Con i contratti di espansione, le aziende possono attuare un ricambio generazionale accompagnando i lavoratori più esperti alla pensione (fino a 5 anni prima) e assumendo nuova forza lavoro. Ma possono anche aggiornare le competenze dei loro lavoratori con corsi di formazione. Ai costi del contratto di espansione concorre lo Stato, che partecipa con la Naspi all’indennità che spetta al lavoratore e può dare all’azienda un ammortizzatore sociale (di durata variabile a seconda delle dimensioni dell’impresa stessa) per i lavoratori coinvolti dal piano di formazione.—