Le donne che entro il 2015 hanno deciso di anticipare il pensionamento utilizzando l’opzione a loro riservata dalla le gge 243/2004 sono state 64.654. Il valore è contenuto nel quindicesimo rapporto annuale dell’Inps presentato giovedì ed è ben più alto dei dati diffusi in precedenza e delle stime che sugli stessi erano state fatte, in base a cui il totale all’anno scorso avrebbe potuto chiudersi con poco meno di 49mila pensioni liquidate.
A questo, invece, secondo i nuovi dati ufficiali corrispondono più o meno le sole pensioni delle gestioni private dell’Inps, a cui vanno aggiunte quasi 17mila pensioni del comparto pubblico (il dettaglio è nella tabella a fianco).
L’ “opzione donna” consente di andare in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età per le dipendenti e un anno in più per le autonome (da adeguare all’aspettativa di vita, per cui nel corso del tempo sono stati aggiunti tre mesi), “guadagnando” anche 7-8 anni. Tuttavia il calcolo dell’assegno viene fatto con il sistema contributivo invece che con quello misto e ciò comporta una decurtazione dell’importo. Sempre nel rapporto si evidenzia che per le lavoratrici del settore privato l’assegno medio è di 977 euro ed è il 35% in meno di quello medio delle pensioni anticipate liquidate nel 2015 (secondo l’Inps chi ha scelto l’opzione donna avrebbe raggiunto come prima alternativa la pensione anticipata e non la vecchiaia).
Nel 79% dei casi, inoltre, le donne “optanti” hanno scelto di andare in pensione entro un anno da quando hanno smesso di lavorare, a fronte di un tasso di sostituzione (rapporto tra pensione e ultima retribuzione) del 51,4 per cento.
È evidente che l’appeal del pensionamento anticipato è cresciuto nel corso degli anni, di pari passo con l’incremento dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata. In particolare tra il 2014, quando le prestazioni liquidate sono state 15.479, e il 2015 c’è stato quasi un raddoppio (28.202).
Proprio l’anno scorso, secondo l’Inps, ha scelto questa soluzione il 20% delle donne che ne ha avuto la possibilità. «L’entità della penalizzazione, dunque, è tale da aver limitato l’utilizzo dell’opzione, pur consentendo lo strumento un forte anticipo dell’accesso alla pensione». I dati costituiscono comunque un elemento di riflessione riguardo al nuovo strumento di flessibilità di accesso alla pensione (Ape) a cui sta lavorando il governo e la cui penalizzazione economica massima dovrebbe essere ben inferiore a quella derivante dall’opzione donna a fronte di un anticipo massimo di tre anni.
Pensioni anticipate con questo sistema saranno possibili anche quest’anno. Infatti la legge di Stabilità 2016 ha previsto la possibilità di accesso alle donne che hanno maturato i requisiti entro il 2015, e non la decorrenza come stabilito in precedenza. Poiché a questi trattamenti si applicano ancora le finestre mobili, che durano fino a 18 mesi, le scelte effettuate da chi ha maturato i requisiti l’anno scorso si vedranno in gran parte quest’anno e l’anno prossimo. Secondo la relazione tecnica alla legge di Stabilità si dovrebbero aggiungere altre 36.000 persone.
Matteo Prioschi – Il sole 24 Ore – 9 luglio 2016