Non è un mestiere per giovani quello del sacerdote: per due che recepiscono la pensioni ce ne sono solo tre in «servizio» che pagano i contributi. E se si considera che prendono poco ma la cifra da versare è molto bassa – nel 2015 il rapporto contributi/prestazioni è di 1 a 3 – ecco che si arriva a un rosso da record per il Fondo Clero, quello cui sono iscritti d’obbligo tutti i sacerdoti.
A segnalare lo squilibrio nel sistema previdenziale dei religiosi è l’Inps con la sua «operazione trasparenza». L’Istituto guidato da Tito Boeri ha anche calcolato cosa succederebbe col ricalcolo delle pensioni in base ai contributi versati: il 61% dei sacerdoti subirebbe una decurtazione superiore al 50% .
Il settore è sfuggito alla riforma Fornero e l’Inps parla di una «gestione costantemente in passivo», con risultati economici negativi tra i 56 e 115 milioni di euro tra il 2002 e il 2015: «La ragione risiede fondamentalmente nello squilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate». Così di anno in anno il disavanzo patrimoniale è cresciuto e da 1,13 miliardi del 2002 il buco si è ingrossato fino a raddoppiare: la previsione è di 2,2 miliardi per il 2015.
Dal 2013 i sacerdoti possono andare in pensione a 68 anni e 20 anni di contributi o con 65 anni e 40 anni di anzianità, e anche per loro è stato introdotto un meccanismo di adeguamento alla speranza di vita. I contributi non sono determinati in base ad un’aliquota sulla retribuzione, ma stabiliti in maniera fissa, con un decreto del ministero del Lavoro. L’ultimo è dello scorso anno e fissa l’importo, retroattivamente per il 2013, in 1.699,92 euro. Anche il sistema di calcolo delle pensioni non è né retributivo né contributivo, ma a prestazioni fisse, calcolate a partire dai 502,39 euro minimi dell’assicurazione generale obbligatoria, più dei piccoli scatti in base agli anni di contributi e una maggiorazione se si va in pensione in ritardo (ad esempio un pensionato di 69 anni e tre mesi con 25 anni di anzianità prende 592,45 euro al mese).
Lo studio dell’Inps sembra suggerire la necessità di un intervento. Specie se si considera che circa il 72% dei quasi 14mila sacerdoti pensionati percepisce anche un’altra pensione, spesso da ex insegnante, con un importo medio di mille euro lordi (in questo caso quella erogata dal fondo viene decurtata fino ad un terzo) e circa mille di questi pensionati ne percepisce già altri 2.000. D’altro canto, come calcola la stessa Inps, il passaggio al contributivo puro porterebbe a delle prestazioni irrisorie.Un parroco andato in pensione a 68 anni nel 2011 vedrebbe il suo assegno pensionistico ridursi di 265 euro passando da 635 euro lordi a soli 370.
M.D.G – Il Corriere della Sera – 19 luglio 2015