Da quest’anno, per i giovani precari e i lavoratori, a pochi anni dall’uscita dal lavoro, andare in pensione costerà di più. Uno strumento prezioso per l’anticipo previdenziale come il riscatto della laurea richiederà quasi 6.100 euro per ogni anno saldato in modo da fare contare il proprio percorso di studi come periodo di contributi. Un rincaro di circa 400 euro per ogni anno esito dalla rivalutazione all’inflazione, basata sulla crescita del livello medio dei prezzi dello scorso anno fissata dall’Istat al 5,7%, che adegua al carovita anche l’aumento degli importi del riscatto cosiddetto “light”
La circolare dell’Inps sul riscatto dei contributi previdenziali
Se il percorso di studi è stato effettuato dopo del 1996, nel cosiddetto contributivo, il costo per ogni anno considerato con il riscatto agevolato è fisso. Se il riscatto è antecedente al 1996, o anche fino a fine 2011 per chi ha almeno 18 anni di contributi maturati prima del 1996, il calcolo è più complesso: il prezzo da pagare è ricavato tramite il metodo della riserva matematica.
La ricongiunzione è quell’istituto, invece, che permette, a chi ha posizioni assicurative aperte in diverse gestioni previdenziali, di riunire, mediante trasferimento, tutti i periodi in un’unica gestione per l’ottenimento della pensione.
Con la circolare n. 14 del 19.01.2024 l’ INPS ha fornito indicazioni in materia ricongiunzione, di riscatto e di prosecuzione volontaria ai fini pensionistici, relativamente al riscatto dei corsi di studio universitari ai fini pensionistici.
Ricordiamo che Il decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 184 consente il riscatto dei corsi di laurea per fini pensionistici anche alle persone non iscritte ad alcuna forma obbligatoria di previdenza, che non abbiano iniziato l’attività lavorativa.
La norma è rivolta in particolar modo a studenti e inoccupati, ossia coloro che non hanno ancora un impiego e sono in cerca di una prima occupazione.
L’esercizio della facoltà di riscatto non rende automaticamente iscritti ad una gestione previdenziale e il contributo versato non determina la creazione di una posizione contributiva in una gestione previdenziale. Per coloro che non sono iscritti ad alcuna gestione previdenziale, viene accantonato dall’ INPS nel Fondo Pensione dei lavoratori dipendenti ( FPLD ) e , con apposita evidenza contabile, rivalutato secondo le regole del sistema contributivo a partire dalla data della domanda.
L’interessato può avanzare la richiesta di trasferimento, nella gestione di iscrizione, dell’importo maturato solo dopo avere acquisito l’iscrizione in una gestione previdenziale. Non c’è un termine entro cui l’interessato è tenuto a presentare la domanda di trasferimento. Di conseguenza può accadere che il contribuente abbia versato nel frattempo contributi anche in più gestioni previdenziali e, pertanto, al momento della richiesta di trasferimento dovrà indicare a quelle delle gestioni previdenziali accreditare i contributi.
Precisazioni vengono fornite anche per quanto riguarda la possibilità di trasferimento del montante contributivo presso Casse di previdenza dei liberi professionisti. Nella circolare l’ INPS afferma che non ci sono preclusioni al trasferimento dei contributi alle Casse professionali. Nel rispetto dell’ autonomia ordinamentale riconosciuta alle Casse, l’acquisizione del montante avverrà secondo le determinazioni che ogni singolo Ente vorrà adottare. In tal caso la richiesta di trasferimento del montante maturato in INPS è presentata dall’ interessato direttamente alla propria Cassa professionale di iscrizione che, all’esito delle proprie valutazioni, provvederà a richiedere all’ Istituto le somme dovute.
Con le stesse modalità è possibile il trasferimento ai Fondi di previdenza dell’ Unione Europea e degli Stati aderenti al sistema di sicurezza sociale europeo.
Stefano Simonetti – Il Sole 24 Ore sanità