di Claudio Testuzza. Sono stati pubblicati i dati dell’Osservatorio sul monitoraggio dei flussi di pensionamento dell’INPS, relativo alle pensioni con decorrenza nel 2023 e nel primo semestre 2024, con rilevazione al 2 luglio 2024.
Il totale delle pensioni con decorrenza nel 2023 è stato di 832.900, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.201 euro. Quelle con decorrenza nel primo semestre 2024 sono state 376.919, per un importo medio di 1.197 euro.
In particolare, per quanto riguarda le singole categorie, le pensioni con decorrenza 2023 sono state: 318.866 pensioni di vecchiaia (compresi gli assegni sociali), 228.570 pensioni anticipate, 56.975 pensioni di invalidità e 228.489 pensioni ai superstiti.
Per quanto riguarda i requisiti d’accesso alla pensione di vecchiaia, nel 2023 e nel 2024, ricordiamo che l’età minima di accesso è di 67 anni, per entrambi i sessi e per i settori lavorativi dipendenti, privati e autonomi.
I requisiti della pensione anticipata sono 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per le donne, e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’età.
Ulteriori possibilità di uscita anticipata dal lavoro, sono:
-Quota 102, che permette il pensionamento anticipato a coloro che compiano almeno 64 anni di età e maturino almeno 38 anni di anzianità contributiva nel 2022;
-Quota 103, che anticipa il pensionamento per chi abbia compiuto 62 anni di età e maturato 41 di contributi entro il 31 dicembre 2023, e prorogata al 2024 con stessi requisiti ma calcolo della pensione interamente contributivo;
-Opzione donna, prorogata con requisiti molto più stringenti per il 2023 e per il 2024.Persistono i canali di uscita più favorevoli per i lavoratori precoci e per gli addetti a mansioni gravose e a lavori usuranti.
Il monitoraggio evidenzia che nei primi sei mesi dell’anno sono state liquidate, oltre alle 99.707 “anticipate”, 152.641 nuove pensioni di vecchiaia, 22.730 invalidità e 101.841 assegni ai superstiti. Analizzando le singole gestioni, il FPLD ha totalizzato 357.522 pensioni nel 2023 e 167.770 nel primo semestre 2024. Seguono la gestione dipendenti pubblici con rispettivamente 131.823 e 44.817, artigiani (90.483 e 41.914), commercianti (79.930 e 35.942), parasubordinati (45.150 e 20.798) e coltivatori diretti, coloni e mezzadri (36.647 e 15.897). Gli assegni sociali sono stati 91.345 nel 2023 e 49.781 nel primo semestre 2024.Sul fronte del solo Fondo lavoratori dipendenti le “ anticipate ” e gli assegni superstiti si equivalgono assorbendo il 31% dei trattamenti erogati. Per la gestione dei lavoratori autonomi (coltivatori diretti, commercianti e artigiani) il peso delle “ anticipate ” si riduce al 24% (vecchiaia a quota 40%), mentre resta al 46% per la gestione dei dipendenti pubblici.In tutte le gestioni, ad eccezione degli Assegni Sociali, si registra un numero più basso di liquidazioni di pensioni nei primi sei mesi del 2024 rispetto ai corrispondenti mesi del 2023. A livello territoriale il peso percentuale delle pensioni liquidate a residenti nel Nord Italia resta invariato (48% nel 2023 e nei primi sei mesi 2024).
Tra gennaio e giugno 2024 sono state liquidate in totale dall’Inps 376.919 nuove pensioni per un importo medio di 1.197 euro. Gli assegni, in media, oscillano dagli 820 euro medi al mese per le invalidità, ai 892 euro medi per i trattamenti di vecchiaia fino a 2.054 euro per le “ anticipate ”.
La percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili presenta nei primi sei mesi del 2024 un valore inferiore a quello del 2023 attestandosi al 114% (118% nel 2023).La rilevazione dell’ Inps ha messo anche in evidenza come la via d’uscita con l’Opzione donna, a seguito dell’ulteriore giro di vite scattato con l’ultima manovra, sia sempre meno utilizzata. Si certifica la morte di fatto di Opzione donna. L’Inps ha liquidato nel primo semestre 2024 solo 2.107 pensioni attraverso la misura Opzione donna che consente il collocamento a riposo alle lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2023, abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica di almeno 61 anni. Il requisito anagrafico di 61 anni è ridotto di un anno per ciascun figlio, nel limite massimo di due anni. Ma quel che è cambiato sul 2023, quando sfruttarono l’opzione 11.576 donne, è che oltre ai requisiti anagrafici e contributivi la Manovra impone che la lavoratrice svolga assistenza da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità; soffra di una riduzione della capacità lavorativa, accertata per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%; sia licenziata o dipendente da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa. La maggior parte di questi trattamenti (886) ha un importo inferiore ai mille euro mensili. Il “ gender gap previdenziale ” resta marcato: nel primo semestre 2024 sono state versate prestazioni pensionistiche alle donne con un importo medio di 992 euro, inferiore del 30,58% di quello liquidato agli uomini (1.429 euro).