di Claudio Testuzza, Il Sole 24 Ore sanita. “Quota 100 ” costituisce, nel panorama dell’evoluzione normativa dell’ultimo decennio, il più rilevante canale di pensionamento alternativo di quelli con i requisiti ordinari. E’ rivolto a tutti, non è selettivo nelle caratteristiche soggettive, è limitato nella durata ma non vincolato a finestre temporali chiuse : diritti acquisiti esercitabili anche ex post. Anche se bisogna sottolineare che, al pensionato che accede alla pensione anticipata quota 100, di fatto, sia vietato cumulare al reddito da pensione l’eventuale reddito che derivi da lavoro, sia dipendente che autonomo (con l’esclusione di quello autonomo occasionale nel limite dei 5.000 euro l’anno ) fino al raggiungimento dell’età ordinamentale richiesta per la pensione di vecchiaia ( 67 anni ) o, in alternativa, fino all’ipotetico raggiungimento dei requisiti di accesso alla pensione anticipata ordinaria ( 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne ). Condizione che non sembra abbia, comunque, ridotto la volontà di molti, ma, anzi, abbia ingrossato il fronte del lavoro “ in nero ”.
Il canale di pensionamento “ Quota 100 ”, sperimentale e aggiuntivo rispetto a quelli ordinari di vecchiaia e anticipato, ha permesso il pensionamento ai lavoratori iscritti alle gestioni previdenziali dell’INPS che hanno perfezionato congiuntamente, nel triennio 2019-2021, i requisiti di almeno 62 anni di età e almeno 38 di anzianità contributiva. Soddisfatti questi requisiti entro il 2021, l’uscita con “ Quota 100 ” può avvenire anche successivamente . “ Quota 100 ” ha, di fatto, ai richiedenti consentito di uscire dal mercato del lavoro sino a cinque anni prima rispetto ai requisiti ordinari per la pensione di vecchiaia e per quella anticipata.
A tre anni dal suo avvio e ad avvenuta scadenza del termine per maturarne i requisiti, l’istituto, sulla base dei dati dei contribuenti alle gestioni INPS e delle informazioni rilevate dal monitoraggio delle domande, ha verificato quali categorie di lavoratori abbiano fatto maggiore ricorso a “ Quota 100 ”, di quale sia stato l’effettivo tasso di adesione rispetto alle platee potenziali, di quanto il pensionamento sia stato anticipato rispetto ai requisiti ordinari “ Fornero” e dei costi di questo canale rispetto alle attese. Mediamente l’anticipo rispetto al più vicino dei requisiti ordinari è di 2,3 anni. L’anticipo ha inciso in maniera significativa sul valore dell’assegno. Mediamente lo ha ridotto del 4,5 per cento per anno di anticipo per i lavoratori autonomi, del 3,8 per cento per i dipendenti privati e del 5,2 per cento per i dipendenti pubblici. L’età media alla decorrenza si è attestata poco al di sopra di 63 anni, mentre l’anzianità media è di 39,6 anni. In base al monitoraggio dell’INPS, le domande complessivamente pervenute per “ Quota 100 ” al 31 dicembre 2021 sono state 481.444, Le domande provengono per il 49,7 per cento da dipendenti privati, per il 31,2 per cento da dipendenti pubblici e per il 19,1 per cento da lavoratori autonomi. di cui 379.860 accolte (78,9 per cento), 38.759 giacenti (8,1 per cento) e 62.825 respinte (13 per cento). La quota di domande accolte rispetto al totale delle lavorate è prossima all’86 per cento .
La gestione di liquidazione è stata prodotta da lavoro dipendente privato per quasi la metà dei casi, da lavoro dipendente pubblico per poco più del 30 per cento, da lavoro autonomo per circa il 20 per cento. In valore assoluto le pensioni con “ Quota 100 ” sono state più concentrate al Nord, meno al Mezzogiorno e ancor meno al Centro. Sulla base del monitoraggio di riferimento, sono usciti con “ Quota ” circa 100 150.222 soggetti nel 2019, 115.189 nel 2020 e 109.021 nel 2021, per un totale di 374.432 nuovi pensionati. Oltre un terzo delle pensioni con “ Quota 100 ” si colloca nell’intervallo di anticipo tra 12 e 24 mesi . Ciò si verifica sia per gli uomini che per le donne. Anticipi tra 24 e 60 mesi riguardano quasi il 33 per cento delle donne e circa il 43 per cento degli uomini che usano “ Quota 100 ”. Infine, anticipi inferiori all’anno riguardano circa il 30 per cento delle donne e poco più del 20 per cento degli uomini. Gli importi lordi medi delle pensioni erogate attraverso il canale Quota 100 non mostrano significative variazioni per anno di decorrenza all’interno del medesimo comparto. Sono invece nette le differenze sia per comparto che per genere. In media gli autonomi ricevono 1.376 euro al mese (1.088 le donne e 1.436 gli uomini), i dipendenti privati 2.088 (1.651 le donne e 2.206 gli uomini) e i dipendenti pubblici 2.161 (2.079 le donne e 2.262 gli uomini).
A favorire l’ iniziativa di “ Quota 100 ”, era non solo l’attenzione alla flessibilità in uscita ma anche quella di non ostacolare, il fisiologico turnover generazionale nel mercato del lavoro, con ricambio anche di capitale umano e competenze : tre giovani assunti per ogni pensionato di Quota 100. Ne era convinto l’allora vicepremier Luigi Di Maio nel 2019. E pure l’altro vicepremier Matteo Salvini che ipotizzava, addirittura, un milione di “ quotisti ” e un milione di giovani assunti, anche per giustificare una misura costosa che così si sarebbe autoripagata.
Com’è andata? In modo un po’ diverso. E non solo perché ci sono stati meno della metà di prepensionamenti. Ma perché per ogni uscita le assunzioni sono state solo lo 0,7. E tutte precarie. Lo dice l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) in uno studio che accompagna il suo Rapporto annuale presentato a fine giugno.
Nella “Sanità” il peso di “ Quota 100 ” è stato nella media del comparto pubblico, ma, comunque, più importante rispetto all’omologo settore nel comparto privato. Il deflusso valutabile nell’1,1 per cento degli occupati ( circa 70 mila su 650 mila dipendenti ) si è manifestato di più nel Mezzogiorno (1,6 per cento) e meno nel Centro (1,1 per cento) e nel Nord (0,8 per cento). La carenza di personale sanitario, e in particolare medico, non nasce, quindi, oggi , ma con il varo della quota 100, il servizio sanitario nazionale è davvero precipitato nel baratro. Accanto alla fuoriuscita di oltre 40 mila presenze del settore tecnico-infermieristico, sono stati oltre 25.000 i camici bianchi in uscita nel giro di meno di tre anni senza che ci sia stata la possibilità di sostituirli. Oggi in molti ospedali italiani il personale medico è in sofferenza e siamo anche il paese con i dottori più anziani d’Europa ( l’età mediana è di 57 anni ), il che porterà a un ulteriore peggioramento della situazione nei prossimi cinque-dieci anni.