di Claudio Testuzza, il Sole 24 Ore sanità. La richiesta di portare a 72 anni l’età di pensionamento di vecchiaia dei medici si ripresenta ad ogni possibile legge in discussione al Parlamento. Che si tratti della legge finanziaria o del “ mille proroghe ” di inizio anno o di qualunque altra disposizione in termini a cui poterla collegare c’è sempre qualche deputato o senatore incline a perorarne la causa.
Ultimamente sul mantenimento in servizio dei medici fino al compimento del settantaduesimo anno di età, la proposta era stata ritenuta inammissibile durante l’esame dell’ultima manovra finanziaria e quindi accantonata.
La proposta avanzata in manovra lo scorso autunno – poi respinta – prevedeva che a decorrere dal 1° gennaio 2023 e sino al 31 dicembre 2026, il limite di età per il collocamento d’ufficio a riposo fosse elevato, su base volontaria, alla data di compimento del settantaduesimo anno di età per il personale medico, dipendente o convenzionato, del Servizio sanitario nazionale. In pratica si sarebbe allungata per chi lo avesse voluto, la possibilità di restare al lavoro sia per gli ospedalieri che per i medici di famiglia. Questa possibilità veniva estesa anche al personale medico in servizio presso strutture private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, ed ai docenti universitari di medicina e chirurgia. Per restare al lavoro fino a 72 anni d’età, l’istanza di prosecuzione del rapporto di lavoro, sarebbe dovuta essere presentata, alla amministrazione interessata, entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della legge, da chi avesse, alla stessa data, compiuto il sessantanovesimo anno di età ed entro novanta giorni dalla data di compimento del sessantanovesimo anno di età qualora questa fosse antecedente al 31 dicembre 2025.
La motivazione addotta dai proponenti di allora veniva giustificata al fine di evitare il determinarsi di ulteriori carenze nelle dotazioni organiche, favorire l’esplicarsi a medio termine delle politiche di potenziamento della formazione universitaria con l’incremento dei laureati in medicina e chirurgia con le relative specializzazioni, nonché sostenere adeguatamente le azioni di contrasto all’emergenza pandemica. Obiettivamente la carenza di medici di medicina generale pone, comunque l’esigenza di dover attendere il nuovo flusso di coloro che supereranno il Corso di formazione triennale.
Per quanto attiene agli specialisti, il limite dell’esecutività della nuova norma al 31 dicembre 2026 avrebbe potuto far recuperare coloro che, grazie all’ampliamento del numero delle iscrizioni ai Corsi di specializzazione di quest’ultimi due anni, saranno, in futuro, in campo per coprire i vuoti di organico previsti a breve.Ben vago appariva l’auspicio di poter far fronte alle carenze degli attuali organici ospedalieri nel settore dell’urgenza e del pronto soccorso. Senza per nulla voler criticare i medici anziani, non è sembrato molto realizzabile fare di essi, in quelle sedi, ” la forza del domani “. L’ iniziativa era stata, quindi, bollata dai sindacati definendola una “toppa peggio del buco” che rischiava di limitare l’accesso e la carriera dei giovani e di non bloccare il fenomeno delle cooperative con i medici “comprati / pagati a gettone”.
Ora diversi emendamenti di maggioranza tornano a chiedere, sempre con l’obiettivo di far fronte alle esigenze del Servizio sanitario nazionale e di garantire i livelli essenziali di assistenza, che le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, fino al 31 dicembre 2026, possano trattenere in servizio il personale medico del Servizio sanitario nazionale, dipendente o convenzionato e i docenti universitari in medicina e chirurgia, in deroga ai limiti previsti dalle disposizioni vigenti per il collocamento in quiescenza, fino al compimento del settantaduesimo anno di età. Ricordiamo, a completamento, dell’informazione che pur essendo il limite generale per il pensionamento di vecchiaia a 67 anni, e per i medici ospedalieri, per particolari condizioni legislative del passato a 65 anni, quest’ultimi possono chiedere di rimanere comunque sino all’età di 70 anni per raggiungere il massimo contributivo. Vedremo nei prossimi giorni se il provvedimento presentato potrà avere esito positivo.