Sta per arrivare il decreto che dovrebbe incentivare le Casse di previdenza dei professionisti e i Fondi pensione a investire nell’economia reale.
Il viceministro dell’Economia Enrico Morando ha confemato ieri, durante il convegno di Itinerari previdenziali presso la sede di Cassa forense, che è in via di pubblicazione il decreto ministeriale, previsto dalla legge di Stabilità, per l’accesso delle Casse e dei Fondi pensione integrativi al credito d’imposta per gli investimenti in attività finanziarie di medio-lungo termine; «in pratica – spiega Morando – se una Cassa o un Fondo ha un capital gain che deriva dagli investimenti previsti dal decreto pagherà meno tasse».
Ma cosa prevede il testo? «È ovviamente rispettato il principio della volontarietà – racconta il viceministro – il decreto definisce la cornice di operatività e cioè quali sono i settori in cui investire, l’orizzonte temporale di questi investimenti, a mio avviso di almeno cinque anni, e viene posto un limite di spesa 80 milioni per iniziare» che dovrebbero più o meno corrispondere a un miliardo di game, cifra che si ottiene considerando il risparmio fiscale del 6% per le Casse e del 8,5% per i Fondi; «bisogna che sia chiaro – conclude Morando – che questo credito “restituisce” ai fondi e alle casse la quota di tassa sul capital gain che essi hanno pagato ad aliquota piena, ma solo per gli investimenti nel settore e della durata previsti dal decreto emanando».
Questa possibilità dovrebbe quindi compensare l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie scattato a gennaio: dal 20 al 26% per le Casse e dall’11,5 al 20% per i Fondi .
Perché questo decreto sia attrattivo per gli enti di previdenza dei professionisti – primo pilastro – secondo il presidente della Cassa forense Nunzio Luciano «serve una garanzia di sicurezza e di rendimento, perché il nostro compito è garantire la pensione futura e quindi non possiamo fare investimenti azzardati ma neppure accontentarci di rendimenti troppo bassi». Cassa forense negli ultimi anni ha registrato un rendimento medio del 3% «e già investiamo nell’economia reale del Paese – spiega Luciano – come ad esempio in Cdp Reti perché è nel nostro interesse che l’economia cresca».
Il presidente di Assofondipensione Michele Tronconi auspica che sul testo del decreto, prima della sua pubblicazione, ci sia un dibattito tra i soggetti interessati: «Il decreto mira ad incentivare i nostri investimenti – dice Tronconi – sarebbe opportuno confrontarsi con noi, che siamo interessati tanto quanto il Governo ad avere uno strumento di questo tipo, per verificare se è in linea con le nostre necessità, altrimenti rischia di rivelarsi un flop».
Renzo Guffanti, il presidente della Cassa di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti è critico: «A noi interessano investimenti solidi e seri che rendano in modo adeguato – afferma – questo decreto invece mi sembra un po’ confuso; se riguarda gli investimenti di quest’anno siamo già in ritardo, non è chiaro cosa accade se si supera la soglia degli 80 milioni e neppure si capisce se possano accedere al beneficio anche gli investimenti già in portafoglio, se sarà così – conclude – forse beneficeremo anche noi di questo bonus».
La buona riuscita di questo fondo è già stata, in parte, compromessa dall’aumento della tassazione sulle rendite, inizialmente, infatti, si parlava di mantenere invariata la tassazione proprio per incentivare investimenti nell’economia del Paese e sia le Casse che i Fondi sperano ancora che il Governo faccia un passo indietro e si allinei a quanto accade nel resto d’Europa dove il risparmio previdenziale è fortemente agevolato.
Il Sole 24 Ore – 19 marzo 2015