In oltre un mese di libertà, nelle sue scorribande tra Lagorai, Val di Fiemme e Valsugana, M49, l’orso che abbatte i recinti, ha perso 40 chili. E nonostante la sua voglia di andarsene in giro per boschi, è stata la fame a tradirlo. L’odore di esche puzzolenti piazzate nella trappola a tubo è stato più forte del profumo della montagna. Ieri mattina, l’orso che è scappato due volte da gabbie circondate da fili elettrificati e lastre di metallo, è entrato per la terza volta in una trappola a tubo e si è fatto anestetizzare.
Gli uomini del corpo forestale trentino lo seguivano da quando era scappato dal recinto del Casteller lo scorso 22 luglio, prima grazie ai segnali del radiocollare, che gli era stato applicato dopo la seconda cattura, poi attraverso le razzie e i segnali biologici che lasciava. Il radiocollare, che viene sempre applicato perché non stringa, lo aveva perso il 22 agosto e adesso si è capito perché. L’ultima volta che lo avevano pesato, quando era prigioniero e sfamato ogni giorno, pesava circa 220 chili: ieri, quando i veterinari che lo seguono da tempo lo hanno pesato nella trappola, hanno verificato che ne pesa 182.
Dalle pendici di cima d’Asta nella parte alta del Vanoi, la trappola a tubo è stata portata a Casteller, con un trasporto complicato, perché è avvenuto di giorno. La provincia autonoma di Trento ha aspettato che M49 si svegliasse per fare la conferenza stampa, in cui sono state dati i particolari della cattura e, soprattutto, è stato indicato il destino dell’orso.
M49 è tornato nella grande gabbia di Casteller, sopra a Trento, chiamata con un eufemismo “area faunistica”, che nel frattempo, dalla sua fuga di luglio, viene modificata per rinforzarla ed ampliarla. Durante la conferenza stampa sulla cattura, Romano Masè, dirigente generale del Dipartimento agricoltura e foreste della provincia autonoma di Trento, ha precisato che la struttura «ha già avuto alcune modifiche e altre saranno completate, proprio per evitare un’altra fuga». Masè ha anche parlato di un «periodo di adattamento » di M49: in pratica, l’orso sarà rinchiuso nella tana artificiale, una struttura di cemento nellaquale gli orsi possono rifugiarsi come farebbero, in natura, in una grotta o una cavità rocciosa. Ma in attesa che sia completata una nuova gabbia a prova di fuga, M49 sarà in pratica un detenuto in isolamento.
Sempre durante la conferenza stampa, nella quale il presidente della Provincia Fugatti ha parlato di «soddisfazione» per la cattura perché «mette fine a una preoccupazione importante del mondo agricolo, visto che M49 si era reso responsabile di una serie di attacchi sugli animali da allevamento », lo stesso Fugatti ha annunciato «interlocuzioni con il ministro Costa». Il governatore trentino ha però aggiunto: «Per noi la cattura pone la parola fine alla fuga di M49». In altre parole, l’orso è rinchiuso e lì resterà. L’assessora all’agricoltura, foreste, caccia e pesca, Giulia Zanotelli, ha parlato di «incontri con il ministro Dell’Ambiente e con Ispra per discutere un piano di gestione».
Il ministro Costa da sempre chiede la liberazione di M49, che ha soprannominato Papillon, e già dopo la prima fuga ha attivato una serie di colloqui con altre strutture europee per trasferire l’orso, ma al momento senza successo.
Il Pacobace, Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro- orientali, in virtù del quale è stata disposta la cattura di M49, si rifà infatti ai protocolli europei. L’orso è stato definito «problematico » proprio in base a una classificazione e piani di gestione comuni. M49 è ormai etichettato come un esemplare difficile da gestire e, così come in Trentino e Alto Adige, è ormai indesiderato ovunque.
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