Michele Bocci, Repubblica. I pilastri della decisione sono due e raggruppano 21 indicatori, dall’occupazione dei posti letto in terapia intensiva alla capacità di fare il tracciamento, dalla diffusione del virus alla rapidità nel fare i tamponi. Il primo e più importante è la “classificazione complessiva del rischio”, che adesso nelle Regioni italiane è alto oppure moderato. Il secondo è lo “scenario”, basato soprattutto sull’Rt, e ha un livello tra l’ 1 e il 4. In base al nuovo dpcm (articoli 1 bis e 1 ter), le regioni che hanno un rischio alto e uno scenario 3 vanno nella categoria intermedia (arancione). Quelle che hanno un rischio alto e uno scenario 4 finiscono nella categoria con più prescrizioni (rossa). Le altre restano nel verde.
Quando nasce il monitoraggio
Ad introdurre la valutazione è stato un decreto del ministero alla Salute il 30 aprile scorso. Roberto Speranza quel giorno definì il sistema di monitoraggio «uno strumento fondamentale per la gestione della fase 2. Se dovessero esserci segnali di allarme, i decisori politici a livello nazionale e regionale saranno in grado di intervenire nel più breve tempo possibile». Ora questi segnali ci sono e nel frattempo è uscito anche un documento, “Prevenzione e risposta al Covid: evoluzione della strategia e pianificazione per il periodo autunno- invernale”, che indica quali interventi adottare a seconda della gravità dello scenario. Quindi tocca ai decisori politici. Il loro lavoro è reso difficile dai dati sempre meno completi, tanto che ieri il Cts ha detto che è necessario un investimento delle Regioni per migliorare raccolta e comunicazione dei numeri.
La classificazione del rischio
È il più completo dei due pilastri perché raccoglie la gran parte degli indicatori. Ce ne sono 6 che riguardano la capacità di monitoraggio, che appunto non sta andando benissimo. Sono più centrali altri 6, che descrivono “Capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti”. Valutano ad esempio la percentuale di tamponi positivi, escludendo quelli di screening e i secondi test sulle stesse persone, oppure il tempo che passa dai sintomi e dalla quarantena alla diagnosi. Un altro indicatore valuta per quanti casi si è riusciti a fare il tracciamento. Poi ci sono gli indicatori “Di risultato e relativi a stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari”, che sono 8. Osservano ad esempio il numero dei positivi negli ultimi 14 e 7 giorni. Poi contano i nuovi focolai, e anche per quante persone non si trovi la fonte dell’infezione. Poi si osservano i pronto soccorso e, molto importanti, i tassi di occupazione di terapie intensive e reparti medici. Per le prime il campanello d’allarme suona al 30% di posti dedicati ai malati Covid, per i secondi a 40%. Ieri la media italiana nel primo parametro è stata del 31%. In base all’ultimo monitoraggio tutte le Regioni hanno un rischio “moderato” oppure “alto”.
Scenari in base all’Rt
I quattro scenari sono stati inseriti con il documento “Prevenzione e risposta al Covid”, per dare suggerimenti sulle misure da prendere in base alla gravità della situazione. Si fondano sull’Rt, cioè il fattore di replicazione della malattia nell’arco di una settimana. Nel più grave, il 4, l’Rt deve essere stabilmente superiore a 1,5 e devono esserci problemi di tenuta del sistema sanitario con trasmissione non più controllata. In questo caso, come detto, si è deciso ieri che se c’è anche un rischio alto la Regione entra in fascia “rossa”. Lo scenario 3 si ha con un Rt tra 1,25 e 1,5. In questo caso, se c’è il richio alto, la Regione è “arancione”.
Nuovi dati per oggi
Il monitoraggio utilizzato per capire in quale situazione sono le Regioni risale a venerdì ed è basato sui dati della settimana tra il 19 e il 25 ottobre. Ieri si è convocata una Cabina di regia per valutare numeri più recenti. Alla fine l’appuntamento è saltato e gli esperti si riuniranno oggi. Bisogna intanto capire se due Regioni che hanno un rischio alto scattato in automatico perché hanno inviato dati incompleti, Liguria e Veneto, dovranno finire in zona arancione (hanno uno scenario 3) oppure no. Si salverebbero se i nuovi numeri fossero migliori. In generale si valuterà se e dove ci sono stati cambiamenti nei due pilastri.