Secondo il primo ministro del Portogallo, Pedro Passos Coelho, non c’è alternativa. «Non è una scelta tra austerità sì o no», – ha spiegato venerdì sera in un messaggio televisivo.
«Se non rispettiamo i termini usciamo dall’euro, con conseguenze catastrofiche per tutti». Il suo problema, a due anni dal bailout europeo che ha sostenuto le finanze portoghesi con 78 miliardi di euro (61 già consegnati), era trovare nuove voci di spesa per sostituire quelle che un mese fa la Corte costituzionale di Lisbona aveva bocciato, considerando lesivi dei diritti dei lavoratori i tagli di alcuni sussidi e indennità per pensionati e dipendenti pubblici.
Coelho doveva dunque recuperare 1,3 miliardi, e intende trovarli aumentando di un anno l’età pensionabile, che sale a 66, ma soprattutto chiedendo ai dipendenti pubblici un’ora di lavoro in più al giorno. Senza violare in questo modo l’equità su cui vigila la Corte, secondo gli osservatori, dal momento che gli stipendi medi nel settore pubblico sono superiori a quelli privati, e dal momento che la giornata lavorativa salirebbe così a otto ore, allineandosi al settore privato. I nuovi provvedimenti scatterebbero per la maggior parte dal prossimo anno; dovrebbero includere anche un piano di prepensionamenti volontari per 30mila dipendenti pubblici, che in tutto sono 600mila. «Con queste misure – ha osservato il premier conservatore – i nostri partner europei non potranno dubitare del nostro impegno».
Per il 2013 la Commissione europea ha previsto per il Portogallo un deficit di bilancio al 5,5% del Prodotto interno lordo, da ridurre al 4% il prossimo anno, mentre la crescita – con un Pil a -2,3% quest’anno – dovrebbe volgere in positivo nel 2014, +0,6%. Nel “pacchetto” di risparmi concordato con la trojka (Commissione Ue, Bce e Fondo monetario) in cambio degli aiuti sono previste misure per 5 miliardi. Il Governo ora dovrà discutere le novità con opposizione, sindacati e industriali, ma in Parlamento ha una maggioranza che dovrebbe permettergli di andare avanti per questa strada.
Il Sole 24 Ore – 5 maggio 2013