L’interrogazione parlamentare – Nel testo dell’interrogazione presentata a marzo scorso in Commissione Agricoltura dalla senatrice del Movimento 5 Stelle, Gisella Naturale, si cita proprio una denuncia presentata il 15 giugno 2022 dall’associazione ‘Animal equality’ presso la Commissione europea contro i 27 Stati membri per le violazioni della normativa Ue relativa all’allevamento di polli broiler a rapido accrescimento, con l’obiettivo di “ottimizzare la produzione industriale di uno degli animali più allevati, sfruttati e macellati al mondo”. Sono, infatti, oltre 60 miliardi i polli uccisi ogni anno per l’alimentazione umana, otto volte la popolazione mondiale. E così, se fino agli anni Cinquanta, in 112 giorni i polli raggiungevano il peso di 1,2 chilogrammo, ora in soli 35-45 giorni raggiungono il peso di 2,5 chilogrammi. Tutto attraverso pratiche di allevamento che, ricorda il testo dell’interrogazione “appaiono palesemente in contrasto con quanto disposto dall’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che riconosce gli animali quali ‘esseri senzienti’”, ma anche con una direttiva del 1998 che vieta di “provocare dolori, sofferenze o lesioni inutili” agli animali. Nel testo si chiedeva quali strategie fossero state promosso e si ritenesse di dover promuovere “per tutelare i polli destinati all’alimentazione umana, anche in aderenza alla disciplina dell’Unione europea”.
La tutela del benessere animale secondo il ministero – Quanto alle competenze del dicastero dell’Agricoltura, il sottosegretario ricorda che il miglioramento genetico delle specie allevate per la produzione alimentare “è in atto da decenni, con l’obiettivo di incrementare nel settore le produzioni e la loro qualità, per ovviare alle crisi alimentari, nutrizionali ed economiche di epoche, contesti e popoli”. E parla dei progressi della scienza che avrebbero “consentito di affinare le tecniche di allevamento per tutelare il benessere animale e la sostenibilità delle produzioni” e di un rispetto della normativa sulla protezione del pollo da carne, in Ue e in Italia, che non ha eguali nel panorama internazionale. È lo stesso segretario però, a sostenere che la vigente legislazione europea sul benessere animale è in fase di revisione “in quanto nel tempo ha mostrato di non aver raggiunto tutti gli scopi prefissati nonché l’obiettivo di parità di condizioni fra gli operatori”. Mentre ricorda il decreto legge che ha istituito il Sistema di qualità nazionale per il benessere animale. Un sistema che certamente è un passo avanti, per il quale però è stata combattuta una vera e propria battaglia da parte delle associazioni che si sono schierate contro la proposta iniziale, tanto da arrivare a un testo modificato che mantiene, però, alcune zone d’ombra, per esempio sui controlli.
Cosa ne pensa la Commissione europea – Di fatto, dopo la denuncia presentata a giugno 2022 da Animal Equality presso la Commissione Ue, a febbraio 2023 Bruxelles ha riconosciuto che l’allevamento dei polli broiler a rapido accrescimento è problematico, annunciando che sta valutando le possibilità di intervento per affrontare le conseguenze negative che l’allevamento di questi animali comporta. L’occasione è proprio la revisione della legislazione sul benessere degli animali allevati prevista entro il 2023. Nel frattempo, Animal Equality ha depositato anche una petizione al Parlamento europeo per chiedere di porre fine allo sfruttamento di questi animali geneticamente selezionati, lanciandone un’altra rivolta al ministro per le Politiche Agricole e al ministro per la Salute per chiedere di supportare a livello europeo l’abbandono totale dei polli broiler a rapido accrescimento, partendo proprio dall’Italia.