Valutazione negativa dei giudici contabili sul piano di riforma della Commissione Riserve su semplificazione e i troppi aiuti ai soggetti non agricoli
Dopo le critiche della quasi totalità degli Stati membri Ue, il progetto di riforma della Politica agricola della Commissione europea incassa un’altra autorevole bocciatura. Questa volta è la Corte dei Conti europea a esprimere «profonde riserve» sulle possibilità di raggiungere gli obiettivi annunciati, in primo luogo in termini di semplificazione e riduzione dei costi amministrativi. La relazione della magistratura contabile Ue, pubblicata nei giorni scorsi, contiene una lunga lista di obiezioni al pacchetto legislativo firmato dal commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, che punta a riscrivere la regole sulla distribuzione dei sussidi comunitari agli agricoltori per il periodo 2o14–2020. Sarà lo stesso commissario a rispondere alle critiche della Corte la prossima settimana, quando la relazione verrà presentata ufficialmente al Parlamento europeo. Nonostante gli sforzi della Commissione per semplificare il sistema in base al quale gli aiuti agricoli vengono erogati, con la previsione di un premio forfettario per ettaro da raggiungersi gradualmente entro il 2019, il quadro normativo resta «troppo complesso», sottolinea la Corte, sostenendo che agli organismi pagatori nazionali (per l’Italia, l’Agea) servirebbero almeno due anni per implementare il nuovo sistema. Il meccanismo prevede l’azzeramento di tutti gli attuali diritti all’aiuto (basati sulle produzioni storiche) alla fine del 2o13, per passare progressivamente a un sistema di aiuti uniformi per ettaro. Saranno gli Stati membri a decidere se spalmare i nuovi massimali nazionali sull’intera superficie agricola utilizzata, oppure individuare delle «aree omogenee» (che in teoria possono corrispondere ai confini amministrativi) all’interno delle quali dividere il budget. Ma è anche tutto il capitolo degli aiuti ambientali (uno dei più contestati e sui quali si è maggiormente speso il commissario in prima persona) a essere oggetto delle critiche della Corte Ue. In primo luogo, il nuovo sistema dei controlli risulta «difficile da amministrare per organismi pagatori e beneficiari», mentre nelle proposte della Commissione, ribadisce il documento, «non sono adeguatamente indicati gli obiettivi e i risultati attesi con la componente di inverdimento dei pagamenti diretti». Si tratta in questo caso dei vincoli che impongono la diversificazione colturale e
la messa a riposo obbligatoria del 7% delle superfici aziendali. Il rilievo più pesante è però quello che riguarda l’intenzione di riservare i premi ai soli agricoltori attivi. Una delle norme chiave della riforma prevede di limitare la platea dei beneficiari ai soli agricoltori in attività, escludendo tutti i soggetti per i quali l’aiuto Ue rappresenta meno del 5% del reddito extra agricolo complessivo. Per la Corte resterebbe comunque alto il rischio di assegnare risorse «a favore di beneficiari che non esercitano alcuna attività agricola» anche in futuro, come già accade da anni e puntualmente viene denunciato da relazioni ufficiali e associazioni agricole. I costi amministrativi, infine, «potrebbero subire un incremento globale del 15%». Nonostante tutto, la complessità del nuovo processo decisionale europeo e la necessità di no-vare un compromesso per salvaguardare i 6o miliardi di aiuti annui al settore potrebbero consentire comunque l’adozione della riforma entro il 2013. Anche se qualcuno, come il presidente della Coldiretti Sergio Marini, comincia ad avanzare ipotesi alternative: «Senza correzioni sostanziali è meglio una proroga del sistema attuale».
Il Sole 24 Ore – 23 aprile 2012