Nunzia De Girolamo si è dimessa, la ministra delle politiche agricole coinvolta nello scandalo delle nomine all’Asl di Benevento (ma non indagata) abbandona il governo che, sibila neppure troppo tra le righe, non l’ha difesa come si sarebbe aspettata. Letta accetta le dimissioni della oramai ex responsabile delle Politiche agricole e assume l’interim del ministero.
Il presidente del Consiglio, si legge in una nota di Palazzo Chigi, « ha convocato per questo pomeriggio a Palazzo Chigi i sottosegretari alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina e Giuseppe Castiglione».
«Ho deciso di lasciare perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere morale e politico, non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità» spiega in una nota dopo aver respinto le accuse davanti alla Camera dei Deputati. Poi, rivolta al popolo di Twitter, ribadisce: «Voglio salvaguardare la mia dignità».
Ministro da nove mesi, la De Girolamo fronteggia da settimane il sospetto di essere implicata nella sanitopoli sannita e anche nell’associazione a delinquere che per anni avrebbe frodato l’Unione Europea incassando milioni di euro destinati a sostenere chi in Italia coltiva la terra e alleva bestiame. Lei ripete di non aver mai violato una sola legge, di non aver favorito nessuno e, riguardo alla nuova indagine sui fondi Ue, di essere stata tirata dentro a vicende precedenti alla sua nomina. Sin dall’inizio però ha sostenuto una difesa solitaria. Lo si è capito chiaramente quando, dieci giorni fa, il premier Letta non si è fatto vedere nell’Aula dove lei spiegava le sue ragioni. Ma la dimissionaria lascia intendere di avercela anche con il vicepremier Alfano, il collega che aveva seguito nella rottura con Berlusconi e nella creazione del Nuovo Centrodestra e che non si è speso moltissimo per puntellarla laddove incombeva anche la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle.
«Un gesto dignitoso» ripetono adesso amici di oggi e di ieri. Il ministro per le infrastrutture e i trasporti Lupi le concede l’onore delle armi: «Rispetto il gesto di dignità di Nunzia, mi dispiace perdere un ottimo ministro ma so che guadagneremo in ruoli di grande responsabilità una risorsa enorme e tanta energia e passione per l’affermazione del Nuovo Centrodestra». L’esponente di Forza Italia Osvaldo Napoli però, si concede una stoccata velenosa agli ex alleati: «Le dimissioni del ministro De Girolamo sono un gesto dignitoso da parte sua, ma suonano come atto d’accusa verso il governo per non averla difesa. Il Nuovo centrodestra si ritrova in un ruolo marginale e forse è il caso che come lei pensi a salvare la propria dignità uscendo dal governo». Il movimento 5 Stelle affida il plauso a Filippo Gallinella, membro della Commissione Agricoltura: «Se ne va per non affrontarci (avrebbe dovuto rispondere alla mozione di sfiducia il 4 febbraio ndr.). Con noi l’onestà tornerà di moda».
Nel breve mandato, in realtà, Nunzia De Girolamo, sposata al fedelissimo di Letta Francesco Boccia, si era già dimessa «irrevocabilmente» una volta il 30 settembre 2013 facendo quadrato intorno al suo allora leader maximo Berlusconi (conosciuto nel 2007 durante un comizio a Napoli). Ma il 16 novembre 2013 aveva seguito gli scissionisti di Alfano nell’avventura Nuovo Centrodestra.
Il governo, che ha già incassato le dimissioni della vice ministra Josefa Idem e le polemiche sull’opportunità o meno di un dietrofront della Cancellieri, segue restando a distanza.
«Pur avendo chiesto più volte al ministro di valutare l’opportunità politica di un passo indietro, resta ferma la nostra contrarietà all’abuso di ogni forma di intercettazione» nota Stefania Giannini di Scelta Civica affermando al tempo stesso il proprio rispetto per «la dignità» della De Girolamo. «Prendiamo atto delle dimissioni – afferma Lorenzo Guerrini del Pd – del ministro, a seguito delle vicende su cui il Pd la aveva incalzata in aula, ora più che mai il nostro partito è impegnato a portare a casa le riforme per il bene del Paese».
Una fredda presa d’atto verso la possibile figliola prodiga (tornerà da Berlusconi?) arriva da Renato Brunetta: «Non conosco le ragioni né il merito. Non si può essere garantisti a corrente alternata: io lo sono sempre, con amici e nemici».
La Stampa – 27 gennaio 2014