L’esame in parlamento. Il testo consente il ritocco al limite dei rapporti a termine solo al livello nazionale. Da chiarire l’inclusione per i lavoratori somministrati. Il ministro Giuliano Poletti parla della necessità di dare più forza ai contratti aziendali.
Ma il decreto-legge 34, che da oggi arriva in commissione Lavoro della Camera, sembra andare nella direzione opposta consentendo solo ai contratti collettivi nazionali (e non quindi alla contrattazione di secondo livello, quella cioè che si svolge nell’impresa) di poter modificare il nuovo limite del 20% di contratti a termine che ciascun datore di lavoro può stipulare rispetto al proprio organico complessivo.
Il provvedimento fa infatti riferimento all’articolo 10, comma 7, del Dlgs 368 del 2001, che ammette ritocchi al limite del contingentamento del 20% solo ad opera della contrattazione nazionale: «Mentre sarebbe stato più opportuno consentire deroghe a ogni livello contrattuale», sottolinea il direttore delle relazioni industriali di Confindustria, Pierangelo Albini. Anche perché «è nella dimensione aziendale che si possono conoscere al meglio le reali esigenze di impresa e lavoratori», aggiunge il professore di diritto del lavoro della Luiss, Roberto Pessi.
Ministero del Lavoro e Parlamento dovranno chiarire pure se il limite del 20% si riferisce solo ai contratti a termine o anche ai lavoratori somministrati: «Perché a seconda dell’interpretazione che verrà scelta si amplia o si riduce il numero di addetti da assumere a termine», spiega il giuslavorista, Stefano Salvato.
Il ministro Poletti, parlando a un convegno alla Camera su «Garanzia Giovani» promosso da Ilo e YuothIntergroup, ha evidenziato il “pragmatismo” del governo nella scelta di semplificare contratti a termine e apprendistato, superando le rigidità introdotte dalla legge Fornero. Ha detto che è pronto a dialogare con le Camere per qualche aggiustamento; e ha aperto alle verifiche (per vedere se le nuove regole produrranno risultati). Ma il testo entrato in vigore il 21 marzo, ha assicurato il titolare del Lavoro, non sarà stravolto: «Ci opporremo con tutte le forze. Siamo convinti della bontà delle decisioni prese».
Il ministro è tornato anche sulle recenti polemiche tra esecutivo e parti sociali: «La concertazione di Renzi – ha sottolineato Poletti – credo che non esista. È nostra intenzione confrontarci e dialogare. Ma alla fine è il governo che decide, si prende le sue responsabilità e i cittadini lo giudicano».
Questa mattina Poletti interverrà in commissione Lavoro alla Camera, presieduta da Cesare Damiano (Pd). Nei prossimi giorni partiranno le audizioni e si entrerà così nel vivo dell’esame del decreto-legge 34.
Il Sole 24 Ore – 25 marzo 2014