Chi cerca lavoro sappia che avrà più opportunità «a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula». Perché, ha spiegato ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti agli studenti bolognesi dell’istituto Manfredi-Tanari, in ambito lavorativo conta soprattutto «il rapporto di fiducia». Altro che meritocrazia, insomma, meglio farsi amico chi può darti un impiego. E infatti la frase ha subito infuocato i social e richiamato altre espressioni discutibili del politico emiliano. Come l’invettiva del dicembre scorso contro i cervelli in fuga («meglio non averli tra i piedi») che fece scattare da più parti la richiesta di dimissioni. Anche se in serata Poletti ha diffuso una nota per «chiarire che non ho mai sminuito il valore del curriculum» e per rimarcare «l’utilità delle esperienze che si fanno anche fuori da scuola».
Vista la metafora usata dal ministro, la polemica politica si è trasformata in una disputa calcistica. «Caro #Poletti, il lavoro non si conquista con il calcetto, anche perché tu da ministro non hai dimostrato di essere #Maradona» ha scritto su Twitter il deputato di Mdp Arturo Scotto. «Anche Buzzi giocava a calcetto?» ha chiesto velenoso il deputato pentastellato Alessandro Di Battista, tirando in ballo il personaggio di Mafia Capitale pizzicato a tavola con il ministro, mentre per i portavoce M5S «da Poletti arriva l’ennesimo intervento a gamba tesa e, è il caso di dirlo, un calcio in faccia ai molti giovani disoccupati. È da cartellino rosso».
Anche Antonio Misiani, deputato Pd (corrente orlandiana, non renziano come il ministro), ha tirato le orecchie a Poletti. «Certe affermazioni sono quanto meno discutibili, soprattutto se pronunciate da chi di lavoro si deve occupare istituzionalmente. Se il ministro Poletti voleva fare dell’ironia, l’hanno capita veramente in pochi». Dal governo nessuna reazione e nello stesso Pd a caldo si preferisce sorvolare e dedicarsi al confronto congressuale. Ma la frase di Poletti non passerà sottotraccia. Anche se il ministro a Bologna, oltre alla battuta incriminata, aveva tenuto a ribadire l’importanza del percorso di alternanza scuola-lavoro. «Questi rapporti — la sua sottolineatura — fanno crescere il tasso di fiducia e quindi le opportunità lavorative».
Cesare Zapperi – Il Corriere della sera – 28 marzo 2017