«Il Senato correggerà certamente il testo del 416 ter». Lo ha assicurato il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda commentando con i giornalisti la polemica nata sul testo contro il voto di scambio politico-mafioso.
L’assicurazione di Zanda di cambiare il testo sul voto di scambio nasce dal fatto che in un articolo apparso su Repubblica si riferisce di come alcuni pm «siano in rivolta» contro il provvedimento così come era stato licenziato dalla Camera. Secondo l’ex Pm Felice Casson, ora senatore Pd, Rosaria Capacchione, giornalista de “Il Mattino” ora senatrice Dem e Raffaele Cantone, ex Pm ora in Cassazione, il ddl metterebbe a «rischio i processi di mafia».
Secondo loro, come riferisce il quotidiano, si dovrebbe cambiare il termine «consapevolmente» inserito dal Pdl a Montecitorio. Questa norma, per i tre costringerebbe a dimostrare l’effettiva «consapevolezza dello scambio». Poi anche il verbo «procacciare» invece del precedente «promettere» sarebbe peggiorativo. Per non parlare della pena ridotta da 12 a 10 anni. C’è da rilevare però che quando il presidente del Senato Piero Grasso concesse la sede deliberante per esaminare il provvedimento direttamente in commissione Giustizia, nessuno sollevò obiezioni. Anzi, ci furono commenti favorevoli da parte di molti esponenti della commissione e al momento, le uniche proposte di modifica presentate al ddl risulterebbero essere solo del M5S.
«Noi del M5S ci opponiamo a che il testo sul voto di scambio venga esaminato in sede deliberante. Lo avevamo già detto lunedì, lo ripetiamo oggi. E se non c’è unanimità la sede deliberante viene revocata. In più abbiamo chiesto che il ddl venga esaminato in Aula». Ad annunciarlo è il 5 stelle Michele Giarrusso.
Grasso. «Quando concessi la seduta deliberante per il ddl sul voto di scambio, lo feci solo per facilitare l’iter, a prescindere dal merito del provvedimento». Lo afferma il presidente del Senato, Piero Grasso, durante la cerimonia del ventaglio. «Io volevo si inserisse solo nella legge il termine “altre utilità”».
Il Messaggero – 25 luglio 2013