Nelle stesse ore in cui il ministro della Salute, Roberto Speranza, annuncia l’aumento di 2 miliardi del Fondo sanitario nazionale che serviranno anche a risolvere il nodo della carenza di medici («lo affronteremo con le Regioni nel nuovo Patto per la Salute, che proveremo a sottoscrivere nel più breve tempo possibile»), i camici bianchi bocciano il documento scritto dal Veneto e approvato da tutti i governatori per gestire il problema. «Un’ammucchiata di proposte, alcune indecenti, finalizzate a pagare il lavoro medico al massimo ribasso, proponendo per una diagnosi corretta terapie inappropriate o dannose — scrive l’intersindacale di categoria —. Come l’americanata di ridurre la durata del corso di laurea in Medicina, la proposta di deroga all’orario di lavoro massimo, che significa colmare i vuoti d’organico spremendo chi c’è e non assumendo i giovani, e l’idea balzana di ammettere ai concorsi specialisti tuttologi. Per poi mandare un anatomopatologo in Pronto Soccorso a trattare infarti o un igienista in Pediatria a curare bambini».
La soluzione, per i camici bianchi è una sola: aprire i concorsi agli specializzandi di quarto e quinto anno, con graduatorie separate da utilizzare, in caso di mancanza di specialisti, per l’attivazione negli ospedali accreditati di un percorso di formazione specialistica. «Con un contratto di lavoro-formazione a tempo determinato prima e a tempo indeterminato a specializzazione acquisita — dicono i sindacati —. La disponibilità di 9mila specializzandi, numero quasi pari a quello dei medici non sostituiti dal 2009, potrebbe porre fine ai concorsi deserti. Non c’è bisogno di assumere neolaureati».
CORRIERE DEL VENETO