Il Sole 24 Ore. La Commissione europea ha annunciato ieri di avere dato il suo benestare al versamento all’Italia di una seconda tranche di denaro proveniente dal Fondo per la ripresa e la resilienza (il NextGenerationEU). In tutto 21 miliardi di euro. Entro quattro settimane, gli Stati membri dovranno ora dare il loro accordo. Il commissario per l’Economia Paolo Gentiloni ne ha approfittato per esortare il Paese a onorare gli impegni presi a livello europeo.
Il benestare comunitario è giunto dopo che il governo Draghi ha adottato le 45 riforme promesse alle autorità comunitarie e legate a questa tranche. Tra le altre cose le misure riguardano le riforme del pubblico impiego, degli appalti, della scuola, dell’amministrazione fiscale, giudiziaria e sanitaria.
Dei 21 miliardi, 10 sono sussidi e 11 sono prestiti. Come detto, il dossier passa ora al comitato che raggruppa i direttori dei Tesori nazionali. «Nelle sue deliberazioni – si legge nel regolamento – il Comitato economico e finanziario si sforza di raggiungere un consenso». Se vi fossero dubbi seri tra gli Stati membri questi «possono chiedere al presidente del Consiglio europeo di sottoporre la questione al successivo Consiglio europeo».
Per l’Italia, il NextGenerationEu «rappresenta un’opportunità unica per costruire un’economia più competitiva e sostenibile e una società più equa – ha commentato il commissario Gentiloni -. Spetterà al prossimo governo fare ogni sforzo per cogliere questa opportunità. È fondamentale onorare i rimanenti impegni del Pnrr in modo da realizzare il cambiamento strutturale necessario per indirizzare l’economia italiana su un percorso di crescita forte e duratura».
La presa di posizione giunge dopo che la coalizione di centro-destra vittoriosa alle elezioni di domenica scorsa ha sostenuto l’ipotesi di rivedere radicalmente il piano di rilancio italiano. «L’Italia – ha aggiunto ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – sta mostrando un continuo e importante slancio nel riformare settori chiave, come l’occupazione pubblica e gli appalti pubblici. Quindi congratulazioni, Italia!».
Queste parole accendono l’entusiasmo dei ministri del governo Draghi che si sono spesi di più sul Pnrr, come il titolare della Funzione pubblica Renato Brunetta che sottolinea il riferimento della signora von der Leyen a una «riforma della Pubblica amministrazione davvero di ampio respiro». Ma suonano anche come una diplomatica apertura alla collaborazione con il prossimo governo, dopo che le dichiarazioni della scorsa settimana sugli «strumenti» che la Commissione può utilizzare «se si va verso una situazione difficile» erano state accolte in Italia come un’indebita invasione di campo.
Il punto, delicato, è che il confronto sul Pnrr, per di più intrecciato con le decisioni sul programma di bilancio 2023 e la riforma del Patto, prospettano un debutto complicato per il nuovo governo. Ad arricchire il piatto c’è la spinta alla «revisione» del Pnrr, rilanciata anche ieri da un uomo di punta di Fratelli d’Italia come Francesco Lollobrigida che in un’intervista alla Stampa chiede di «guardare alle nuove criticità come le politiche agroalimentari ed energetiche». Il tutto è naturalmente da «valutare insieme alla Commissione», in un confronto che non si annuncia semplice.