Sono davvero i più bassi d’Italia gli stipendi dei medici dell’Azienda ospedaliera di Padova, che la Regione ha cercato di equiparare a quelli del resto del Veneto con la legge del 25 novembre 2019 (il collegato alla legge di stabilità 2020). La normativa, che a tale scopo stanzia 2,2 milioni di euro per ciascun esercizio 2020, 2021 e 2022, è però stata impugnata dal governo davanti alla Corte Costituzionale. Ma ieri il ministero per gli Affari regionali, proprio «alla luce dell’impugnativa», che resta, ha indetto una riunione tra i propri tecnici e quelli del Veneto per cercare di arrivare a una soluzione.
E l’accordo c’è. Poiché tutto dipende dai fondi contrattuali dei camici bianchi, che in Azienda ospedaliera si fermano a 21mila euro l’anno pro capite mentre nel resto del Veneto la media è di 26mila con il picco di 30mila riscontrato all’Usl 1 Dolomiti, le parti hanno trovato la strada comune sulla proposta del Veneto di consentire un aumento del 2% degli stessi fondi a tutte le Regioni in cui si verifichi una tale disparità di trattamento. Per il Veneto l’aumento del 2% si traduce in 14-15 milioni di euro, che consentirebbero appunto di equiparare gli stipendi dei medici dell’Azienda ospedaliera di Padova a quelli dei colleghi, non solo della regione ma anche del resto d’Italia.
Per fare un esempio, i fondi contrattuali dell’Azienda ospedaliera di Bologna ammontano a 34mila euro pro capite all’anno, quelli dell’Umberto I di Roma a 32mila, mentre all’ospedale Niguarda di Milano arrivano a 30mila euro. Ora però per arrivare a «pareggiare i conti» ci vuole una legge che recepisca tale «aggiustamento» come un emendamento. Difficile inserire l’integrazione stipendiale nel Milleproroghe: si pensa allora a un aggiornamento del «Patto della Salute» o alla prima norma «veicolo» disponibile.
Ieri intanto, sempre in tema di Sanità, la giunta Zaia ha dato il via libera a investimenti in tutte le aziende per un importo complessivo di 129,7 milioni di euro. Sono state approvate le spese valutate dalla Commissione regionale per l’investimento in tecnologia ed edilizia a fine 2019 per 36 milioni di euro, cioè: il programma pluriennale del fabbisogno di grandi macchinari per 69,9 milioni; ulteriori investimenti per mammografie e tecnologie varie per 23,7 milioni. «E’ la più grande manovra di investimenti varata in una sola volta da anni — dice il governatore Luca Zaia —. Chiude in poco più di un mese l’intera attività 2019 della Crite e si spinge oltre, programmando anche i fabbisogni di grandi macchinari per i prossimi 2-3 anni ».
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