Per i buchi in corsia più facile assoldare 24mila specializzandi. Un emendamento al dl Pnrr per sbloccare le assunzioni a tempo determinato. Si tratta di un esercito privo di tutele, con salari ridotti e scarsa formazione. Che supera ampiamente le 48 ore settimanali
Come fare a scalare la montagna delle liste d’attesa con le stesse forze – poche e stremate dopo la pandemia – che finora quelle odiose code non sono riuscite ad abbatterle costringendo milioni di italiani ad aspettare per curarsi? Una mano importante potrebbe arrivare dalla possibilità di impiegare part time i giovani medici che dopo la laurea in medicina si stanno ancora specializzando. Si tratta di un piccolo esercito di oltre 24mila giovani camici bianchi che già dal secondo anno di corso (che durano anche 5 anni) possono essere assoldati nelle corsie con contratti a tempo determinato: la norma esiste già dal 2018, sperimentata durante la pandemia è diventata strutturale con il decreto bollette del 2023 (doveva scadere nel 2025) grazie al ministro della Salute Orazio Schillaci che l’ha fortemente voluta. Peccato che le università con le loro scuole che formano gli specializzandi continuano a mettere mille paletti di fatto vietando a tanti giovani di poter partecipare ai concorsi: stime ufficiali non ce ne sono ma ad oggi non più di 2-3mila giovani medici sono stati impiegati così nonostante la grande carenza di camici bianchi in corsia.
Ora però grazie a una modifica all’ultimo decreto Pnrr (quater) atteso in aula alla Camera il 12 aprile questa impasse potrebbe essere finalmente sbloccata: diversi emendamenti segnalati della maggioranza – come quelli a firma di Annarita Patriarca (Fi) – prevedono infatti la possibilità per il giovane medico di potersi specializzare nella struttura che lo ha assoldato con contratto a tempo (che alla fine può diventare indeterminato) anche se questa «non è inserita nella rete formativa della sede della scuola di specializzazione cui è iscritto lo specializzando stesso». In pratica uno specializzando in anestesia di Palermo potrà lavorare e completare la sua formazione anche in una struttura di Roma che non rientra nella rete formativa della sua scuola di appartenenza, a patto che ovviamente dietro alla nuova struttura dove sarà impiegato ci sia sempre una scuola di anestesia.
«Questo emendamento incrementerà ulteriormente l’entità delle assunzioni dei medici in formazione nel Servizio sanitario nazionale, una opzione considerata dalla quasi totalità degli specializzandi come una grande opportunità lavorativa, retributiva e formativa, risolvendo una importante questione procedurale. Migliaia di specializzandi, per via di una forzatura di interpretazione della normativa vigente da parte delle Università, sono attualmente assunti per soli 18 mesi nelle migliaia di strutture accreditate dall’Osservatorio Nazionale della Formazione medica della propria disciplina non facente parti della scuola in cui sono iscritti, con questo emendamento si permette loro in maniera definitiva il periodo di assunzione fino al conseguimento del titolo di specializzazione con l’automatica assunzione a tempo indeterminato», avverte Giammaria Liuzzi responsabile di Anaao giovani (la principale sigla degli ospedalieri). Per Liuzzi eliminando questo “ostacolo” si mette fine «ad un diffuso deterrente utilizzato dai direttori di scuola per “convincere” gli specializzandi a non ultimare le procedure di assunzione dopo aver vinto regolare concorso pubblico».
La misura dunque potrebbe dare una bella spinta alle assunzioni anche per specialità dove ci sono molte carenze e per le quali si ricorre spesso ai gettonisti: solo per anestesia sono 3193 i giovani medici assumibili, 1405 in chirurgia generale e ben 1437 in medicina d’emergenza che forma i medici dei pronto soccorso dove c’è la carenza maggiore.
Il Sole 24 Ore