Condannati dalla Cassazione i proprietari di animali che disturbavano di notte. L’anno scorso 19 richieste di intervento, solo 9 in orario serale o notturno. La polizia municipale ha effettuato oltre 100 verifiche.
La Cassazione ha stabilito che se i cani disturbano i vicini di casa, possono essere condannati i proprietari L’ultima in ordine di tempo, e destinata a costituire un precedente scomodo per chi è poco rispettoso, è la sentenza della Corte di Cassazione che conferma la condanna a due mesi di arresto per i proprietari di una decina di cani che, abbaiando, disturbavano gli inquilini di un condominio di Nicosia. Un concerto notturno che partiva da uno dei «Fido» di casa al quale poi si aggiungevano gli altri degli appartamenti vicini. Il risultato? Un coro di latrati che disturbava non solo chi il cane ce l’aveva ma anche e soprattutto tutti gli altri.
Quattro le persone condannate dal tribunale siciliano, pena confermata dalla Corte d’Appello di Caltanisetta e «sigillata» dalla Suprema Corte alla quale i proprietari dei cani si erano rivolti chiedendo l’annullamento della decisione. A Verona probabilmente non succederebbe, stando ai dati forniti dal comando della polizia locale per il 2010, perchè i proprietari sono più educati: 19 le richieste di intervento effettuate alla centrale operativa 9 delle quali in orario serale-notturno. Più rispettosi ma anche più incisivi i controlli: 119 quelli effettuati dai vigili di quartiere a fronte di una cinquantina di esposti giunti al Comando che segnalano rumorosità di animali con richiesta di verifica. Quello che invece non è un dato confortante è il numero dei cani abbandonati, in giro per le strade perchè fuggiti e poi recuperati dal servizio veterinario sul territorio comunale: per 377 volte la polizia locale ha fatto intervenire l’accalappiacani, almeno una volta al giorno. Proprietari silenziosi ma poco attenti.
LA CASSAZIONE. L’equazione è in realtà assai semplice poichè a cane maleducato corrisponde un proprietario irrispettoso e così i quattro inquilini, indipendentemente dall’accertamento mirato a stabilire quale cane incominciava per primo, sono stati ritenuti responsabili del reato di disturbo alla quiete pubblica. Perchè la condanna per la violazione prevista dall’articolo 659 del codice penale è arrivata, per la prima volta, anche a chi aveva il dovere di impedire che i cani disturbassero. Il fatto che non fosse stato accertato quale tra gli animali iniziasse ad abbaiare è stato ritenuto ininfluente «come se la circostanza che poi abbaiassero tutti insieme non incidesse sull’evento disturbo e non determinasse», motiva la Suprema Corte, «la stessa forte intensità del rumore (ragione principale della molestia fastidiosa) e lo strepito non fosse in ogni caso comune». E il comportamento illecito «è comune a tutti i proprietari di animali i quali, per vero, pur consapevoli del fatto che uno solo dei loro cani abbaiava per primo di notte lasciavano che tutti gli altri, sollecitati dal primo, facessero altrettanto per emulazione».
QUATTRO ZAMPE. Gli esposti rappresentano la forma più corretta per segnalare una situazione di disagio a chi attua poi le verifiche, tant’è che gli agenti di quartiere più di altri hanno la possibilità di tornare e controllare che sia stato posto rimedio al disturbo. Da qui l’analisi dei dati: le scarse chiamate al comando stanno a significare che non sono numerosi gli animali indisciplinati, che è un fenomeno che non avviene spesso (per lo più in estate, quando le finestre sono aperte) e che i cittadini segnalano per iscritto le situazioni di disagio ricorrenti. Per quanto riguarda le sanzioni nessuna è stata elevata, nell’anno terminato da poco, per «l’abbaiare insistente» mentre le multe per l’altro tipo di proprietario maleducato, quello che non raccoglie i «prodotti» del proprio cane sono state una dozzina. La sentenza della Cassazione, tuttavia, rappresenta una novità per l’applicazione dell’articolo 32 del regolamento di polizia urbana.
Un fenomeno invece ritenuto preoccupante è quello relativo alle segnalazioni di cani lasciati in auto: non solo d’estate ma anche all’interno di autorimesse. Una brutta abitudine, seppur recente, adottata dai turisti stranieri: di fronte alla contestazione la risposta più frequente è che a «casa loro» è consentito.
NON SOLO LATRATI. Se con gli animali i veronesi sono attenti non si può dire la stessa cosa per il resto. Così un giorno si e uno no al comando arrivano richieste di intervento per rumori in abitazione (150 chiamate per uso di strumenti, lavori e altre attività), il livello si alza per il chiasso all’interno di locali pubblici (295 interventi) e per lo schiamazzo nella pubblica via (400 nel 2010 le uscite dei vigili). È il totale che fa di Verona una cittadina non particolarmente silenziosa: in un anno le le pattuglie sono intervenute 1042 volte.
A volte è sufficiente la presenza dei vigili per interrompere in via definitiva il chiasso e lo dimostrano le poche sanzioni e le scarse riduzioni di orario per i locali fracassoni: 12 nel primo caso (ovvero eccessivo volume della musica nei locali (oltre l’orario o non autorizzata) e 11 le richieste inoltrate al settore Commercio per la riduzione di orario ai bar.
A SCUOLA CON FIDO. Recente la collaborazione tra la polizia municipale e le associazioni di cinofili: ogni anno un commissario partecipa alle lezioni riservate ai proprietari di cani per spiegare la normativa e gli obblighi che il padrone di Fido è tenuto ad adottare, non tanto e non solo per la sicurezza ma soprattutto per senso civico. E, dato positivo, i partecipanti al corso standard sono in aumento (una settantina) così come in molti seguono le lezioni che in estate si svolgono nelle aree verdi della città. Ma se il cane di certo è uno dei migliori amici dell’uomo non è sempre vero il contrario e la mala educazione dei proprietari spinge gli altri a non tollerare gli animali. Colpa di chi non raccoglie dove il proprio cane sporca, di chi si lamenta dei controlli, di chi non osserva le prescrizioni relative all’obbligo di tenere i cani a guinzaglio. Chi non ha animali rischia di non sopportare nemmeno quelli degli altri.
L’arena – 27 febbraio 2011