Michele Bocci, Repubblica. Lavorano a contatto con i pazienti, quindi rischiano di essere contagiati e di contagiare, ma non si stanno precipitando a fare la terza dose. Anzi. Per questo il governo nel giro di qualche giorno, forse già questa settimana, introdurrà l’obbligo di terza dose per gli operatori sanitari. A dimostrare quanto possa essere utile la misura ci sono i dati diffusi dalla Federazione degli ordini degli infermieri: tra quei professionisti, i medici e gli altri operatori contagiati a ieri sono circa il triplo rispetto a due mesi prima.
La copertura ancora bassa
I lavoratori della sanità sono stati i primi a ricevere il vaccino già nel dicembre dell’anno scorso. Per buona parte di loro i sei mesi che devono passare prima di fare il “booster” sono trascorsi. Eppure la percentuale di chi ha fatto la terza dose è compresa tra il 45 e il 50%, cioè è del tutto simile a quella degli over 60 e dei fragili, le altre categorie che possono già fare il richiamo. A ieri infatti il “booster” lo avevano ricevuto il 48% di coloro che hanno terminato la prima parte del ciclo vaccinale da almeno sei mesi. Ci si aspettava che chi lavora in sanità fosse più sensibile alla necessità di rinforzare le difese immunitarie, rispetto a persone che magari non hanno problemi di salute e sono ancora abbastanza giovani come i sessantenni. E invece così non è.
Il ministero e la struttura commissariale valutano appunto nel 50% la quota di sanitari che hanno ricevuto la seconda dose. Il calcolo si può fare anche osservando in quanti sotto i 60 anni hanno fatto il richiamo, cioè prevalentemente lavoratori di Asl e ospedali visto che la loro è l’unica categoria per la quale non sono stati messi limiti di età. A ieri gli under 60 erano 620mila. I sanitari sono 1 milione e 400mila e quindi, considerando che ci sono anche operatori sessantenni, il dato della copertura al 50% dovrebbe essere abbastanza corretto. Va detto che nell’ultimo periodo c’è stata un’accelerazione delle richieste di terze dosi, come ha fatto notare anche il presidente della Fiaso, la Federazione che raccoglie le aziende ospedaliere e sanitarie, Giovanni Migliore.
I casi triplicati
I casi tra chi lavora nella sanità stanno aumentando più di quelli della popolazione generale e questo potrebbe essere un dato connesso proprio alla copertura con le terze dosi, che non è ancora soddisfacente. L’Istituto superiore di sanità alla fine della scorsa settimana ha detto che dopo sei mesi la protezione del vaccino inizi a calare e medici e infermieri sono stati tra i primi ad essere vaccinati. In due mesi i casi sono triplicati, passando dai 936 contagiati totali al 14 settembre ai 2.736 che si contavano ieri. I numeri sono diffusi dalla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi): «Circa l’82% dei nuovi contagiati, cioè 1.476 sono infermieri. Dopo un calo registrato nella prima metà di settembre, legato alla minore circolazione del virus nel periodo estivo, i casi sono tornati a crescere in modo significativo». Il sindacato Nursing Up aggiunge che sono oltre 90 al giorno i professionisti della sanità che si ammalano. Per Fnopi bisogna correre con le terze dosi. «Ma io ho il Green Pass per un anno, quindi aspetto a fare il richiamo», commenta un operatore sanitario di un grande ospedale romano, forse esprimendo un parere simile a quello di molti suoi colleghi.
Arriva l’obbligo
Di tutti i provvedimenti di cui si parla in questi giorni, quello ormai deciso prevede l’introduzione dell’obbligo di fare la terza dose per il personale sanitario e per i lavoratori delle Rsa. Cioè alle categorie alle quali il primo ciclo è stato già imposto. A breve arriverà la nuova legge. In questi giorni si discute su quale limite temporale imporre per mettersi in regola. Probabilmente verranno concessi al massimo 9 mesi per fare il booster. Poi scatterà la sospensione per chi non si mette in regola. Ma il termine potrebbe essere anche di 8 mesi o addirittura di 7.
Green Pass a durata ridotta
La vicenda degli operatori della sanità dimostra che la validità di un anno del certificato verde forse è troppo lunga. Il ministro alla Salute Roberto Speranza mercoledì scorso ha detto durante un question time alla Camera che si sta valutando una riduzione del termine, probabilmente a 9 mesi. I tecnici stanno studiando la situazione e anche il Cts riflette sulla problematica. Probabilmente si arriverà davvero a una modifica della validità. Prima però partirà l’obbligo di fare la terza dose per i lavoratori della sanità.