Lo scorso anno il totale dei dipendenti licenziati dalle Pa è stato di 491 persone. Considerando che gli statali sono oltre 3,2 milioni in tutto, i numeri appaiono comunque bassi. La narrazione del dipendente pubblico come “fannullone” è stata riposta nel cassetto. In quegli anni, probabilmente, questo storytelling è stato funzionale anche all’adozione di una serie di politiche di contenimento dei costi, come il blocco dei contratti pubblici, quello del turnover o il pagamento differito della liquidazione.
Sulla scia di alcuni casi di cronaca, clamorosi quanto limitati, si era alzata un’onda d’indignazione in tutto il Paese. Di più, uno tzunami di odio e furore che la politica ha cavalcato per nuove crociate. E invece no, la Pubblica Amministrazione italiana decisamente non è rappresentata da quelle vicende e neppure dal recente caso dell’insegnante di Chioggia presente per soli 4 anni al lavoro su 20 di carriera. Ci sono voluti ben quattro lustri prima di darle il benservito, ma quel caso singolo non è lo specchio dei dipendenti pubblici italiani, spesso ingiustamente identificati con gli autori di pratiche meschine trasformate da media e politica in veri e propri tormentoni nazionali, come nel caso dei “furbetti del carrellino” e prima di loro dei presunti “fannulloni” di brunettiana memoria.