«Sono passati due mesi e mezzo, ma per le assicurazioni in sanità le nubi non si sono diradate». Con un’interrogazione firmata anche dai colleghi Gustavo Franchetto e Gennaro Marotta, in cui ripercorre la vicenda, Antonino Pipitone, consigliere regionale di Italia dei Valori, chiede chiarimenti. I fatti. All’inizio di luglio, la compagnia rumena City Insurance viene messa al bando dall’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni private (Isvap). Si parla di «mancanza di liquidità, di elevata esposizione creditoria, di grave rischio di insolvenza, di criticità e opacità gestionali». Isvap ipotizza che abbia «una governance solo formale in Romania, mentre la società è stabilmente insediata in Italia, dove attua attraverso lo schermo di alcune società di intermediazione».
«Allora», commenta Pipitone «paragonavamo la vicenda alle fregature appioppate dai finti maghi della televisione, col turbante e il nome esotico. Però stavolta il pacco potrebbe riguardare una montagna di milioni di euro e il delicatissimo meccanismo del risarcimento degli errori medici nelle strutture pubbliche venete. Chi ci garantisce dal rischio default, con qualsiasi richiesta di risarcimento trasformata in carta straccia? Abbiamo chiesto un intervento rapido e deciso dei vertici regionali. Senza esito». Ma quali sono i rischi reali? «Dai dati in nostro possesso», prosegue il dipietrista, medico di professione «City Insurance assicura 10 aziende sanitarie sulle 24 totali (comprendiamo anche le Aziende ospedaliere di Verona e Padova e lo Iov). I contratti dei rumeni assommano a quasi 33 milioni di euro, sugli oltre 73 milioni totali di tutte le Ulss venete (dietro ci sono Lloyd’s con 22,8 milioni e Am Trust con 16,5). Una bella cifra, che ne fa il primo assicuratore della nostra regione. Messi al bando dall’Isvap, con il divieto di stipulare anche la polizza di un motorino, molti dubbi sulle loro capacità operative e di solvibilità, ma hanno in mano mezza sanità veneta. Più passa il tempo, più appare inconcepibile».
Pipitone nella sua interrogazione aveva sollevato anche un’altra obiezione. «Poi – aggiunge – scorrendo il prospetto delle posizioni assicurative, si scopre una singolare coincidenza. Mentre 14 Asl hanno confermato dal 2011 al 2012 l’assicurazione aggiudicataria, in 10 casi l’hanno cambiata. Bizzarria vuole che in 8 di questi 10 casi il binomio sia la stesso: nel 2011 era in sella Am Trust, nel 2012 le è sempre succeduta City Insurance».
Il Mattino di Padova – 18 settembre 2012