Blitz di «100%Animalisti» ieri mattina in municipio a Torri. Quattro attivisti del movimento hanno tentato di consegnare una trentina di contenitori di urine di cani (in realtà all’interno c’erano birra o tè) al sindaco Stefano Nicotra.
La« cellula» è salita in Comune in segno di protesta contro l’ordinanza che impone «l’immediata asportazione dal suolo delle deiezioni dei cani, inclusa l’urina…». Inutili i tentativi di farsi ricevere, Nicotra ha fatto intervenire i vigili e ha chiamato anche i carabinieri. Gli attivisti, così, hanno appeso alla porta dell’ufficio del sindaco e sulle pareti delle scale del municipio i manifesti con la foto di un cane e lo slogan «Liberazione animale», per poi posizionare in fila i contenitori a terra fuori dal municipio. «Visto che sul territorio non abbiamo trovato cestini specifici dove gettare le urine, abbiamo pensato di consegnarle (quelle simboliche) al sindaco –spiega Paolo Mocavero, leader del movimento animalista –. Buttarle nel lago non ci sembrava il caso». Sul dove gettare la pipì del proprio cane, (anche la si volesse e potesse raccogliere), Nicotra ha precisato: «La si porta a casa dove si può versare nel wc». Quindi il sindaco entra nel merito dell’ordinanza: «Quando abbiamo esteso l’obbligo a pulire anche l’urina oltre le feci sapevamo già che avrebbe creato scalpore. Abbiamo voluto fare un gioco provocatorio proprio per attirare l’attenzione sul problema, considerato che siamo assillati dalle proteste di commercianti e ristoratori che si trovano la popò sui tappeti davanti ai negozi e la pipì sulle vetrine. Ribadisco, però, che è sufficiente portarsi una bottiglietta d’acqua da versare sopra».
Ma il blitz degli animalisti lo ha irritato non poco: «Su appuntamento li avrei ricevuti, ma presentarsi così, con una condotta maleducata e a volto coperto con una bandana non era accettabile». Insomma, Nicotra ribadisce che tutto è stato fatto per «educare alcuni proprietari di cani a portare rispetto per l’ambiente». Intanto, però, interviene anche la Lav, con una diffida spedita al Comune mercoledì, in cui chiede al sindaco «di disporre l’immediata sospensione ed il conseguente ritiro in autotutela della norma che vieta l’ingresso dei cani nelle aree verdi pubbliche e che obbliga alla raccolta delle deiezioni liquide, poiché non esiste nel nostro sistema giuridico alcuna norma che obblighi alla raccolta delle urine». La Lav invita anche il prefetto ad intervenire in caso di inadempienza del sindaco.
Il Corriere del Veneto – 8 luglio 2016