“E’ mai possibile che ci sia voluto tutto questo tempo per trovare una degna soluzione al problema delle aflatossine del mais in Veneto? Perchè tutte queste lungaggini? Chi paga le spese di tutto ciò?” Lo dichiara il consigliere regionale del Pd, Bruno Pigozzo, dopo la risposta data oggi in aula dall’assessore Franco Manzato ad un’interrogazione sul tema.
“Prendiamo atto che, dopo sei mesi, finalmente le partite infette depositate nei centri di raccolta potranno finalmente essere inviate ai biodigestori per la produzione di energia, accompagnate da un certificato dell’azienda ULSS competente. Ma c’è poco da consolarsi: il Veneto, rispetto ad altre regioni come la Lombardia che già a novembre aveva definito la questione, arriva oggi con un ritardo pauroso. “Ai produttori che da settembre avevano conferito il prodotto “in conto lavorazione”, tradotto in pratica “a prezzo da determinarsi successivamente”, verrà corrisposto per il prodotto infetto un prezzo variabile tra i 16 e i 18 euro a quintale, mentre il prezzo di mercato del prodotto “sano” è sceso in questi sei mesi dai 25 euro di ottobre agli attuali 22 euro al quintale. Se poi teniamo conto del fatto che l’annata siccitosa del 2012 ha provocato una riduzione della produzione a ettaro di circa il 50%, allora possiamo capire quale grave perdita abbiano subito le aziende agricole, senza contare i costi di deposito che i magazzini detraggono al valore del prodotto conferito. Inoltre va segnalata la speculazione indotta sui prezzi dei farinacei utilizzati nella zootecnia, in particolare in quella da latte, che sta letteralmente facendo chiudere numerosi allevamenti. “Gli eventuali indennizzi ipotizzati da Manzato – conclude Pigozzo – non saranno certo sufficienti a ristorare le perdite subite e proporre ai produttori di ‘farsi un’assicurazione’ suona come l’ennesima non risposta della politica regionale a questo settore”.
6 marzo 2013