Alessandro Mondo. Il giorno dopo puntuali, e per certi versi prevedibili, sono arrivate le reazioni: quelle suscitate dalla decisione della giunta regionale di aumentare gli stipendi dei manager della Sanità piemontese con l’obiettivo dichiarato di «blindarli» nei rispettivi ruoli ed evitare che prendano il volo verso retribuzioni più vantaggiose.
Dura la risposta di alcuni sindacati, mentre a livello politico, cioè nei partiti di maggioranza, i malumori restano sotto il livello dell’acqua: con qualche eccezione. «Personalmente sono contrario – precisa Marco Grimaldi, capogruppo di Sel -: bisognava farsi promotori di una battaglia a livello nazionale per uniformare i compensi e non prendere la questione dalla coda, alzando gli stipendi per rincorrere quelli di altre Regioni. Il nuovo modello della Sanità si costruisce anche così». Sul fronte del Pd Nino Boeti eccepisce soprattutto sull’aumento della retribuzione del direttore regionale dell’assessorato, portata a 180 mila euro lordi l’anno più 30 mila di premi di risultato. «Un ritocco ai compensi dei manager ci stava, ma questo mi pare eccessivo – commenta il vicepresidente del Consiglio regionale -. Tanto per rendere l’idea, il vicepresidente della giunta, che certamente non ha meno responsabilità del direttore dell’assessorato alla Sanità, prende 5700 euro netti al mese: somma dalla quale vanno detratti la quota versata al partito, e naturalmente i contributi».
Quanto all’aumento per i direttori generali delle Asl, «come ho detto, ci sta, anche se sarebbe servita una riflessione sui criteri: vorrei capire, precisamente, come si possa stabilire se un’Asl ha un carico di lavoro superiore o inferiore rispetto a un’altra».
Sulle barricate i sindacati. Non i confederali, ma Nursind Piemonte e Fedir Sanità. «Non capisco come si possa giustificare un aumento significativo di stipendio per i manager a fronte di un blocco dei contratti di tutti gli operatori sanitari che dura da ormai sette anni – commenta Francesco Coppolella, coordinatore regionale Nursind -. E’ uno schiaffo per tutti i professionisti e non della nostra sanità, operatori che hanno dovuto subire e stanno ancora subendo un impoverimento delle loro condizioni economiche per i sacrifici richiesti: a quanto pare, valgono solo per alcuni».
Anche Fedir Sanità prende posizione sul proprio sito Facebook parlando di «incredibile inopportunità» da parte della giunta regionale: «Risibile la scusa di voler evitare lo scippo da parte di strutture pubbliche e private, in altre Regioni, sulla base di offerte economiche più vantaggiose. Nella sanità piemontese non si è visto alcun miglioramento ma solo tagli a carico di dipendenti e cittadini».
La Stampa – 19 ottobre 2016